Stelle e Ambiente

Mese: luglio 2015

RINVIATA PER IL MALTEMPO LA SERATA CON LE STELLE A RAGALNA

AVVISO IMPORTANTE.
A causa delle pessime condizioni meteorologiche su Ragalna, gli organizzatori hanno ritenuto opportuno rinviare a data da destinarsi la manifestazione “Serata con le stelle” programmata per stasera, venerdì 24 luglio, a piazza Cisterna. Il prossimo appuntamento con le stelle è programmato per VENERDI’ 21 AGOSTO, SEMPRE A PIAZZA CISTERNA E DALLE 20 ALLE 22, con i telescopi dell’associazione “Stelle e Ambiente” e dell’amico Stefano Distefano dell’associazione astrofili belpassesi.

SERATA CON LE STELLE A RAGALNA

Venerdì 24 luglio, dalle 20.30 alle 22, in piazza Cisterna, si svolgerà la prima delle tre serate estive con le stelle programmate dall’amministrazione comunale con la collaborazione dell’associazione Stelle e Ambiente di Catania e dell’associazione astrofili belpassesi. Al tramonto, dopo l’oscuramento dei lampioni della piazza, sarà possibile ammirare al telescopio i crateri della Luna al primo quarto e il pianeta Saturno con i suoi anelli e riconoscere a occhio nudo le principali costellazioni estive con l’ausilio di un potente laser astronomico, con la guida del prof. Giuseppe Sperlinga, del dott. Iorga Prato, di Stefano Di Stefano e del giovane universitario Francesco Di Grazia. La partecipazione è libera. In caso di maltempo, la manifestazione sarà rinviata ad altra data da stabilire.

Locandina serata con le stelle mail

E’ ARRIVATA LA SONDA NEW HORIZONS, PLUTONE SVELA I SUOI MISTERI

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Il 14 luglio 2015 entrerà di diritto nella storia delle esplorazioni spaziali: il pianeta Plutone non sarà più un puntino luminoso. A rivelarci com’è fatto e a fotografarlo da vicino, per la prima volta, sarà New Horizons (Nuovi Orizzonti), la sonda della Nasa che, dopo aver viaggiato nello spazio per nove anni è mezzo e percorso cinque miliardi di chilometri, raggiungerà e sorvolerà il lontanissimo pianeta, l’unico dei corpi del Sistema solare a non essere stato ancora avvicinato da una navicella interplanetaria automatica. Sarà una vera e propria toccata e fuga, perché al momento del massimo avvicinamento, che avverrà alle 13,50 (ora italiana) di oggi, la sonda viaggerà nello spazio a 49.600 km/h e sarà distante 12.500 km da Plutone e 27.000 km da Caronte, il maggior satellite dei cinque che formano la sua corte di lune.

Lanciata dalla base di Cape Canaveral, il 19 gennaio 2006, New Horizons ha come obiettivi principali la conoscenza della geologia e morfologia di Plutone e di Caronte, analizzare l’atmosfera del pianeta, realizzare una mappa della superficie dei due corpi celesti: il mancato raggiungimento di uno solo di questi traguardi sarà considerato dalla Nasa come il fallimento della missione. Numerosi, invece, gli obiettivi secondari, tra cui l’osservazione dei quattro satelliti minori Stige, Notte, Cerbero e Idra, la scoperta di altri satelliti o anelli finora sconosciuti, ricercare una eventuale atmosfera di Caronte, mappare le temperature superficiali, individuare altri satelliti e anelli.

La navicella spaziale New Horizons ha la forma triangolare, con un generatore di energia elettrica basato sul decadimento di isotopi radioattivi e un’antenna parabolica da 2,5 metri di diametro, trasmette utilizzando una parte della banda delle microonde usata per le comunicazioni satellitari, usa l’idrazina come combustibile per il controllo e l’assetto orbitali, le fotocamere sono montate su un solo lato e ha un peso totale è di 470 kg. La sonda è dotata di sofisticati strumenti: il Long Range Reconnaissance Imager (Lorri), che è fotocamera digitale ad alta risoluzione; il Pluto Exploration Remote Sensing Investigation (Persi) formato da un telescopio e un dispositivo ad accoppiamento di carica (Ccd) per le lunghezze d’onda visibili; uno spettrometro per l’infrarosso (Leisa) e uno spettrometro per l’ultravioletto (Alice). Le particelle ad alta energia sono analizzate da un analizzatore toroidale elettrostatico (Swap) e da un sensore di elettroni (Peppsi). La sonda, infine, è dotata del Radio Science Experiment (Rex) che utilizza un oscillatore molto stabile per compiere analisi radio sul pianeta nano e dello Student-built dust counter (Sdc), che ha il compito di misurare le particelle solari.

La sonda “New Horizons” doveva essere lanciata 17 gennaio 2006, ma le avverse condizioni meteo costrinsero i tecnici a un rinvio di due giorni, che avvenne da Cape Canaveral, in Florida, dopo aver aggiunto un terzo stadio per fornire al razzo la necessaria potenza per raggiungere la velocità di fuga per sfuggire all’attrazione gravitazionale della Terra. Dopo tredici mesi di viaggio, la sonda raggiunse Giove e il sorvolo ravvicinato (fly-by) del gigantesco pianeta gassoso fu sfruttato per eseguire un rapido monitoraggio dell’atmosfera gioviana e dell’attività vulcanica sul turbolento Io, una delle quattro lune gioviane scoperte da Galileo nel 1610. Sfruttando poi l’effetto fionda gravitazionale, la sonda è stata rilanciata nello spazio e, durante il suo tragitto verso Plutone, è transitata nei pressi del punto lagrangiano L5 dell’orbita di Nettuno che ospita gruppi di asteroidi detti “Troiani”. Non è superfluo ricordare che nell’orbita di un grande pianeta perturbatore (Giove, Nettuno, per esempio) vi sono due punti, L4 e L5, detti lagrangiani (dedicati al grande matematico e astronomo Joseph-Louis Lagrange, al secolo Giuseppe Luigi Lagrangia, nato a Torino nel 1736 e morto a Parigi nel 1813), in cui vi sono condizioni di stabilità orbitale in grado di preservare gli oggetti che vi risiedono da possibili orbite caotiche. In questi punti, vi risiedono svariati asteroidi, i “Troiani”, che sfuggono al destino di precipitare sul Sole o essere espulsi dal Sistema Solare. Pur non essendo massiccio come Giove, Nettuno possiede dei “Troiani”, finora se ne conoscevano cinque, tutti localizzati solo in L4. Nel 2008, in L5, è stato individuato il primo Troiano e denominato “2008 LC18”.

Torniamo alla missione di New Horizons. I generatori che ha a bordo sono in grado di fornire alla sonda 225 watt di potenza e, tenendo conto dei tempi di decadimento del plutonio, questo piccolo ma attrezzatissimo laboratorio spaziale dovrebbe cessare di funzionare tra una decina d’anni, quando sarà a una sessantina di Unità Astronomiche di distanza dal Sole (1 U.A. corrisponde a circa 150 milioni di km). Dopo la prima correzione di rotta avvenuta alla fine di gennaio 2006, il 7 aprile la sonda sorvolò il pianeta rosso, Marte, e nel periodo maggio-ottobre entrò nella fascia degli asteroidi, sorvolando l’asteroide “132524 APL”, una sorta di sasso spaziale di circa 2,3 km di diametro formato da silicati di nichel, ferro e magnesio, un utile test che ha permesso alla sonda di saggiare la sua capacità di seguire oggetti in rapido movimento.

Il 28 febbraio dell’anno successivo, New Horizons sorvolò Giove, la fotocamera Lorri riprese le prime immagini di Giove e, dopo aver puntato i suoi strumenti verso i satelliti gioviani, tra cui Io e i suoi turbolenti vulcani, ed effettuato analisi della “Piccola Macchia Rossa”, della magnetosfera e del sistema di anelli, la sonda sfruttò la fionda gravitazione del gigante gassoso per passare in rassegna Saturno (giugno 2008), Urano (marzo 2011) e Nettuno (agosto 2014).

Lo scorso 4 luglio, a pochi giorni dal traguardo, un serio problema tecnico ha seminato il panico tra i tecnici che seguono da Terra la missione: la sonda è improvvisamente entrata in modalità di sicurezza per una improvvisa anomalia che ha bloccato il funzionamento di tutte le apparecchiature scientifiche di bordo, per fortuna risolto in un paio di giorni. I tecnici del Centro di controllo della sonda New Horizons del Laboratorio di Fisica applicata della John Hopkins University di Laurel, nel Maryland, infatti, nel giorno dell’Independence Day hanno vissuto un’ora e mezza di autentico terrore quando s’interruppe il contatto con il Deep Space Network della Nasa, che è il sistema di antenne che consente le comunicazioni tra New Horizons e il centro di controllo di Laurel. Era successo che il pilota automatico della sonda aveva rilevato un problema e l’aveva messa in “safe mode”. Per fortuna, il problema è stato risolto in appena un paio di giorni e la missione New Horizons è tornata alla sua normale operatività scientifica. Tutto ciò accadeva mentre la sonda era a quasi cinque miliardi di km di distanza dalla Terra e i suoi segnali radio, pur viaggiando alla velocità della luce, impiegavano quattro ore e mezza per arrivare al centro di controllo di Laurel e altrettanti per tornare indietro.

Martedì 14 luglio, sei ore prima di arrivare al punto minimo di avvicinamento, saranno avviate le osservazioni di Plutone, che punteranno al rilevamento della presenza di eventuali anelli o satelliti. Poi, per tre giorni, saranno avviate le riprese a lungo raggio, inclusa la mappatura di Plutone e Caronte con risoluzione di 40 km. Durante il sorvolo, la fotocamera digitale ad alta risoluzione “Lorri” acquisirà immagini con risoluzione di 50 m/px, sarà eseguita la mappatura a quattro colori del lato illuminato  con una risoluzione di 1,6 km. Contemporaneamente, entreranno in azione lo spettrometro per l’ultravioletto “Alice” che analizzerà l’atmosfera e gli strumenti Swap e Peppsi, che effettueranno campionamenti dell’alta atmosfera, altri strumenti accerteranno la presenza di polveri e di anelli, “Rex” effettuerà le analisi radio attive e passive, perché da Terra sarà trasmesso un potente segnale radio nel momento in cui la sonda transiterà dietro al disco di Plutone, in modo da consentire ai sistemi di telecomunicazione della sonda il rilevamento della perdita e la successiva riacquisizione del segnale quando essa emergerà dall’altro lato del pianeta. In tal modo, sarà possibile ricavare il diametro del pianeta, la densità atmosferica e la sua composizione. Sarà un esperimento inedito, perché per la prima volta sarà utilizzato un segnale proveniente dalla Terra. In passato, infatti, il segnale era inviato dalla sonda verso la Terra. Altre misurazioni riguarderanno la massa del pianeta, mentre l’emisfero al buio sarà visibile tramite la luce solare riflessa da Caronte, che potrebbe far risaltare la presenza di eventuali anelli.

Durante il fly-by, le strumentazioni riprenderanno le immagini con una risoluzione massima di 25 m/pixel, a quattro colori, una mappa globale con risoluzione di 1,6 km nella banda dell’infrarosso, una mappa da 7 km/pixel globalmente o localmente di 0,6 km/pixel, al fine di poter definire l’atmosfera dei pianeti. Poi, la sonda lascerà Plutone per penetrare nella “Fascia di Kuiper”, una regione del Sistema Solare che si estende dall’orbita di Nettuno fino a 50 Unità Astronomiche dal Sole. In tale regione, che è popolata da corpi minori del nostro sistema planetario e ricorda la fascia degli asteroidi posta tra le orbite di Giove e Marte, sono stati scoperti un migliaio di oggetti definiti “Kuiper belt objects” (Kbo) e si pensa che ne possano esistere oltre centomila con diametro superiore ai 100 km.

Per finire, una curiosità. New Horizons contiene una parte delle ceneri di Clyde Tombaugh (1906-1997), l’astronomo americano che, il 18 febbraio 1930, appena ventiquattrenne, scoprì Plutone, al cui esistenza era stata ipotizzata dal grande astronomo statunitense Percival Lowell. Al termine della missione, la sonda si perderà nello spazio e quelli di Tombaugh saranno i primi e finora unici resti umani a varcare i confini del Sistema Solare.

GIUSEPPE SPERLINGA

PLUTONE, CHI E’ COSTUI?

Plutone descrive un’orbita molto ellittica (dista 4,5 miliardi di km al perielio, circa 7,5 miliardi all’afelio) e impiega 247,8 anni per percorrerla, ha un moto di rotazione attorno al proprio asse di poco più di sei giorni, il suo diametro è una volta e mezza più piccolo della nostra Luna e per sfuggire alla sua forza di gravità occorre imprimere una velocità di appena 1.230 m/s (Luna 2.380 m/s, Terra 11.186 m/s). Un uomo di 100 kg, su quel mondo lontanissimo e gelido (quasi 250°C sotto lo zero), peserebbe appena 7 (16,6 sulla Luna). Nel 2006, ha perduto il rango di pianeta ed è stato classificato dalla comunità astronomica internazionale (Uai) come “pianeta nano”, vale a dire è un oggetto planetario che rivolve attorno a una stella e possiede una massa tale da fargli assumere una forma sferoidale, ma che non è stato in grado di “ripulire” la propria orbita da altri oggetti di pari dimensioni. E’ una definizione molto discussa e discutibile, sia perché “nano” non significa di piccole dimensioni, sia perché nessun oggetto può “ripulire” del tutto la propria fascia orbitale. L’Uai riconosce lo status di pianeti nani a Cerere, Plutone, Haumea, Makemake ed Eris. Plutone è circondato da cinque lune: Caronte, Notte, Idra, Cerbero e Stige. Molti astronomi ritengono che la coppia Plutone-Caronte formi un sistema planetario binario (nano, ovviamente). In altre parole, Caronte e Plutone ruotano attorno al comune baricentro che non ricade all’interno di quest’ultimo. Per gli astrologi, Plutone eserciterebbe presunti influssi in tutti coloro i quali sono nati sotto i dodici segni zodiacali (che, in realtà, con Ofiuco sono tredici). Peccato, però, che Plutone lo conosciamo da appena 85 anni e per completare la sua orbita dovranno trascorrere altri 163 anni!

                                                                                                                      G.S.

TRIANGOLO ESTIVO NEL CIELO DI LUGLIO

TRIANGOLO ESTIVO

TRIANGOLO ESTIVO NEL CIELO DI LUGLIO 2015

Al contrario della capricciosa estate meteorologica, quella astronomica non tradisce mai le attese mostrando puntualmente le costellazioni che caratterizzano il cielo della bella stagione. Le notti estive sono brevi, ma vale la pena aspettare l’oscurità per osservare la volta celeste, che in luglio è dominato dalla spettacolare scia luminosa della Via Lattea, che solca il cielo da nord-est a sud. Arrivata l’oscurità, volgendo lo sguardo sopra la nostra testa, allo zenit, si riescono a individuare tre stelle assai luminose, le quali, unite idealmente, formano l’asterismo del “Triangolo estivo”. La terna di astri è formata da Vega della costellazione della Lira, da Altair dell’Aquila e da Deneb del Cigno. Non è superfluo ricordare che Vega, tra tredicimila anni, sarà la stella nei pressi della quale passerà il prolungamento dell’asse terrestre, a causa del moto di precessione (spostamento) degli equinozi dovuto alla contemporanea attrazione esercitata dalla Luna e dal Sole sul rigonfiamento equatoriale del nostro pianeta. Vega è facile da individuare, perché con Arturo del Bootes (Bovaro, Bifolco) è l’astro più brillante del cielo estivo e la costellazione della Lira è riconoscibile perché formata da quattro stelle disposte a parallelogramma. Lo strumento musicale cui si riferisce è quello suonato da Orfeo, distrutto dal dolore per la morte della sposa Euridice. Le stelle della costellazione dell’Aquila sono disposte a formare la lettera “T”, con la luminosa Altair che rappresenta la testa del rapace. L’aquila fu mandata da Zeus per mangiare il fegato di Prometeo, reo di aver osato scalare l’Olimpo per rubare il fuoco degli Dei. Deneb, infine, è la stella più luminosa della costellazione del Cigno (nota pure come Croce del Nord) e in arabo significa “coda”, che quella dell’elegante uccello in cui si trasformò Zeus per sedurre Leda, dalla cui unione nacquero i Gemelli Castore e Polluce, Clitennestra ed Elena di Troia. Deneb merita un’attenzione particolare: tra le stelle brillanti del cielo, è la più lontana visibile a occhio nudo, pur essendo da noi a 1.600 anni luce di distanza (un anno luce equivale a circa novemila miliardi e mezzo di km). Tradotto in dobloni, vuol dire che la luce che riceviamo da questa stella è stata emessa poco prima della caduta dell’Impero Romano. Guardando da ovest verso est, è possibile individuare le costellazioni dello zodiaco: il Leone, la Vergine, la non molto appariscente costellazione della Bilancia, la silhouette dello Scorpione con la rossa Antares, il Sagittario, la tredicesima costellazione zodiacale Ofiuco, ignorata dagli astrologi.  Alta, invece, nel cielo spicca la costellazione a forma di aquilone Bootes con la luminosa Arturo.  Sempre in alto, ma a sinistra, ecco la costellazione di Ercole. A nord, le onnipresenti costellazioni circumpolari delle due Orse, Maggiore e Minore, Cassiopea e Cefeo.

Il Sole, il 21 luglio, passa dalla costellazione dei Gemelli a quella del Cancro, le giornate tornano ad accorciarsi e alla fine del mese, alla latitudine di Catania, il dì diventa più breve di 33 minuti. Martedì 6, la Terra sarà all’afelio, sarà cioè alla massima distanza dal Sole, pari a poco più di 152 milioni di chilometri. La Luna è piena il 2, all’ultimo quarto l’8, nuova il16, al primo quarto il 24 e di nuovo piena il 31. In luglio, dunque, vedremo due volte il plenilunio, avremo la cosiddetta “Luna blu” (blue moon), un evento che avviene mediamente ogni due anni e mezzo (l’ultima si è avuta nell’agosto del 2012, la prossima si avrà nel gennaio 2018). Rapido sguardo ai pianeti. Mercurio a inizio mese sorge quasi un’ora e mezza prima del Sole ed è osservabile basso sull’orizzonte orientale. Il 23 è in congiunzione con la nostra stella diurna e, a fine mese, torna a brillare dopo il tramonto, ma molto basso nel cielo occidentale. Venere, a inizio del mese, continua a essere strettamente vicino a Giove: dopo il tramonto, i due pianeti più luminosi continueranno a dominare l’orizzonte occidentale, ma nel giro di pochi giorni, Venere s’abbassa sempre di più e alla fine di luglio tramonta  meno di mezz’ora dopo il Sole. Marte è visibile il mattino, ma è molto basso sull’orizzonte orientale. Per Giove vale quanto detto per Venere. Saturno è osservabile nel cielo meridionale. Urano appare a est, intorno alla mezzanotte, negli ultimi giorni del mese ed è osservabile a sud-est nella seconda parte della notte. Nettuno è visibile tutta la notte inizialmente a sud-est per culminare a sud prima dell’alba. Plutone, infine, dopo l’opposizione al Sole del 6 luglio, sarà visibile per l’intera notte, a sud-est fino a tramontare dalla parte opposta prima dell’alba. Il 14 luglio la sonda automatica della Nasa “New Horizons”, lanciata il 19 gennaio 2006 da Cape Canaveral, sorvolerà da vicino questo remotissimo mondo e i suoi satelliti per studiarne la geologia e la morfologia, creare una mappa della superficie e analizzare l’atmosfera, se ne possiede una. Approfondimenti nel sito www.uai.it.

GIUSEPPE SPERLINGA