Su “La Sicilia” di oggi, venerdì 29 luglio 2016, a pag. 43, il consueto articolo di divulgazione astronomica a mia firma nella rubrica dedicata al cielo del mese, che ho il piacere e l’onore di curare dopo la scomparsa del suo ideatore, il giornalista-astrofilo Luigi Prestinenza, presidente fondatore dell’associazione “Stelle e Ambiente” per la ricerca e la divulgazione astronomica e ambientale “Marcello La Greca” di Catania.
Per esigenze di spazio, il testo pubblicato sul giornale è leggermente accorciato rispetto a quello originale, che potrete leggere qui di seguito.
Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito dell’Unione Astrofili Italiani www.uai.it.
SFRECCIANO LE PERSEIDI NEL CIELO NOTTURNO DI AGOSTO
“San Lorenzo, io lo so perché tanto/di stelle per l’aria tranquilla/arde e cade, perché sì gran pianto/nel concavo cielo sfavilla (…) E tu, Cielo, dall’alto dei mondi/sereni, infinito, immortale,/oh! d’un pianto di stelle lo inondi/quest’atomo opaco del Male!” Così Giovanni Pascoli nella sua celeberrima poesia “X agosto” scritta in memoria del padre Ruggero, assassinato in circostanze misteriose il 10 agosto 1867, giorno di San Lorenzo. Per il poeta romagnolo, le stelle cadenti sono il pianto del cielo su “quest’atomo opaco del Male”, qual è appunto la Terra. Nell’immaginario popolare, agosto è il mese delle “stelle cadenti”, delle “lacrime di San Lorenzo”, che secondo la tradizione cadrebbero la notte del 10 agosto. Nel XIX secolo, infatti, il massimo della loro frequenza avveniva il giorno della ricorrenza del Santo. Ai giorni nostri, invece, il massimo si è spostato in avanti di circa due giorni a causa della precessione (spostamento) degli equinozi. Secondo le previsioni più attendibili, infatti, il periodo di massima attività dello sciame meteorico avverrà nella notte tra il 12 e il 13 agosto: tutti con gli occhi all’insù tra l’una le 5 del mattino. E, ancora, per la tradizione popolare le stelle cadenti d’agosto sono i “Fuochi di San Lorenzo”, perché sarebbero le scintille del fuoco che ardeva sotto la graticola del santo durante il martirio avvenuto, appunto, il 10 agosto del 258. In realtà, San Lorenzo non morì abbrustolito ma decapitato. Tuttavia, la leggenda della graticola è piaciuta di più e si è tramandata nei secoli, tant’è vero che pure un proverbio veneto dice: “San Lorenzo dei martiri inozenti, casca dal ciel carboni ardenti”. Un altro proverbio, infine, ci ricorda che la festa cade proprio nel mezzo della canicola, ma non bisogna disperarsi perché “San Lorenzo la gran calura, sant’Antonio la gran freddura, l’una e l’altra poco dura” (il sant’Antonio in parola è l’Abate, celebrato il 17 gennaio). Per gli studiosi del cielo, non si tratta ovviamente di stelle che cadono dal cielo, ma di meteore che solcano l’atmosfera terrestre alla velocità media di circa 60 chilometri al secondo e che assumono vari colori, di solito una tonalità bianco-giallo-verdastra. In particolare, si tratta delle Perseidi, perché lo sciame sembra provenire dalla parte più settentrionale della costellazione del Perseo (naturalmente, non esiste alcuna relazione fisica tra costellazione e sciame meteorico: si tratta, infatti, di una sovrapposizione prospettica), sopra la quale è riconoscibile la “W” di Cassiopea. Per rintracciare il radiante dello sciame meteorico più famoso del cielo occorre guardare in direzione di nord-est, individuare prima la costellazione di Cassiopea e, dopo, quella del Perseo. Nello stesso tempo, sicuramente qualche meteora sarà sfrecciata ai vostri occhi, attenti dunque a non lasciarvi sfuggire l’occasione per esprimere qualche desiderio… Il fenomeno delle Perseidi è osservabile dalla fine di luglio fino al 20 agosto, ma nella notte dei picchi può assumere l’aspetto di una vera e propria pioggia cosmica con una novantina di meteore all’ora! Le Perseidi sono i frammenti della cometa Swift-Tuttle, che attraversando gli strati dell’atmosfera terrestre bruciano, lasciando scie luminose visibili per pochi istanti. L’ultimo passaggio di questa cometa vicino al Sole risale al 1992, ritornerà nel 2126.
Il Sole l’11 passa dalla costellazione del Cancro a quella del Leone, le giornate continuano ad accorciarsi: alla fine di agosto, alla latitudine di Catania, il dì diminuisce di quasi un’ora. La Luna sarà nuova il 2, al primo quarto la notte di San Lorenzo (fino a quando non tramonterà, la sua luce potrebbe dare qualche fastidio all’osservazione delle Perseidi), piena il 18 e all’ultimo quarto il 25. Rapido excursus ai pianeti: riappare, basso sull’orizzonte occidentale, l’elusivo Mercurio ancora avvolto dai bagliori del Sole al tramonto e, pertanto, non sarà facile individuarlo tra le luci del crepuscolo. Pure il luminoso Venere si ripresenta nel cielo occidentale, anch’esso molto basso; il 27 agosto sarà in congiunzione col gigantesco Giove, che si avvia alla fine del periodo di osservabilità serale. Nelle prossime settimane, dunque, ci sarà in cielo un avvicendamento tra Giove e Venere, con il primo che lascerà la scena celeste al secondo. Marte è ormai visibile soltanto nelle prime ore della sera. Se a ovest saranno schierati tre pianeti (Mercurio, Venere e Giove), il cielo orientale non sarà da meno, perché brillerà un triangolo di astri luminosi costituito da Marte, Saturno e la stella Antares, il cuore rosso dello Scorpione, triangolo che diventerà un allineamento nella sera tra il 24 e il 25 agosto. Per Saturno vale lo stesso discorso fatto per il pianeta rosso. Urano sorge sempre prima e, prima di mezzanotte, è rintracciabile nel cielo orientale. Nettuno è in pratica osservabile per l’intera notte, prima a sud-est, poi a sud e, prima dell’alba, a sud-ovest. Plutone, infine, è osservabile per tutta la notte nel cielo meridionale e poi a sud-ovest.
Finiamo la nostra carrellata celeste con un trio di luminosi astri che, allo zenit, formano i vertici del “Triangolo estivo”: Vega della Lira, Altair dell’Aquila e Deneb del Cigno. Nel cielo occidentale si avviano al tramonto le costellazioni della Bilancia e dello Scorpione, mentre dalla parte opposta avanzano il Capricorno e l’Aquario, aggruppamenti privi di stelle brillanti e difficile da individuare senza l’ausilio di una cartina astronomica. A nord-ovest, spicca la stella gigante rossa Arturo (il “guardiano dell’Orsa” messa in cielo da Zeus per proteggere la vicina costellazione Orsa Maggiore, Callisto, dalla gelosia di Era) della costellazione del Bootes (Bovaro o Bifolco), quarta stella più brillante del cielo dopo Sirio, Canopo e alfa Centauri.
GIUSEPPE SPERLINGA