Stelle e Ambiente

Mese: gennaio 2018

UNA LUNA A TRE FASI NEL CIELO DI FEBBRAIO 2018

Il quotidiano La Sicilia di oggi, sabato 27 gennaio 2018, pubblica la consueta rubrica sul cielo del mese, che fu curata da oltre mezzo secolo dall’indimenticabile giornalista-astrofilo Luigi Prestinenza, che fu pure uno straordinario giornalista scientifico, appassionato divulgatore dell’Astronomia, studioso del pianeta Marte e autore di due libri, uno dei quali dedicato proprio al pianeta rosso (“Marte tra storia e leggenda”, Utet, 2004), l’altro sul nostro Sistema planetario (“La scoperta dei pianeti, da Galileo alle sonde spaziali”, Gremese, 2007), entrambi con la prefazione dell’amica astrofisica di fama internazionale Margherita Hack, il secondo con la collaborazione di chi scrive per la revisione del testo e la cura di tre box dedicati alla legge di Titius e Bode, a Eratostene di Cirene e a Jean Richer. Fondò due associazioni astrofile, una delle quali, Stelle e Ambiente, la guidò fino a un anno prima della sua scomparsa.
Ecco, qui di seguito, il testo integrale dell’articolo dedicato al cielo di febbraio.

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È, questa, forse la più longeva rubrica del nostro giornale. A fondarla, oltre mezzo secolo fa, è stato il compianto Luigi Prestinenza, giornalista-astrofilo scomparso cinque anni fa.
Eccezionalmente, stavolta esordiamo con una curiosità che riguarda la Luna: in febbraio non si verificherà il plenilunio. Il mese, perciò, si presenterà con la singolare caratteristica di annoverare tre sole fasi lunari, anziché le consuete quattro. Essendo il mese più corto dell’anno, tale fenomeno può accadere soltanto in febbraio. Ed è pure piuttosto raro, perché l’ultima volta è successo nel 2014 e si ripeterà nel 2031. In particolare, nel periodo 2012-2020, per tre sole volte febbraio è stato e sarà con tre fasi lunari, mentre per ben diciassette volte si avranno mesi con cinque fasi, come gennaio e marzo di quest’anno.
Il Sole è proiettato tra le stelle della costellazione del Capricorno fino al 16 febbraio, quando passa in quella dell’Acquario. Le giornate continueranno ad allungarsi e le notti ad accorciarsi sempre più. Alla latitudine di Catania, alla fine del mese, il dì durerà 11 ore e 24 minuti, ben 54 minuti in più rispetto al primo giorno. Il 28 febbraio, infatti, la nostra stella diurna sorgerà 28 minuti prima (alle 6.31) e tramonterà 26 minuti dopo (alle 17.55).
Rapido excursus dei pianeti. Il minuscolo ed elusivo Mercurio non sarà osservabile per gran parte del mese, tornerà alla fine del mese dopo il tramonto, assai basso sull’orizzonte, dunque difficile da osservare perché avvolto dai ultimi bagliori del Sole al tramonto. Il luminoso Venere, invece, dopo un lungo periodo di assenza, torna a essere “Vespero”, brillerà finalmente nelle ore serali sull’orizzonte occidentale, ma bisognerà attendere la fine del mese per poterlo ammirare in tutto il suo splendore. Il pianeta rosso Marte con Giove e Saturno formano un magnifico trio planetario visibile prima dell’alba nel cielo sud-orientale. Urano è ancora osservabile dopo il tramonto nel cielo occidentale ma sempre più basso sull’orizzonte, mentre Nettuno è praticamente inosservabile.
Pur essendo un cielo di transizione, quello di febbraio è ancora dominato dalle costellazioni invernali, con Orione che spicca alto nel cielo meridionale, di cui ricordiamo le tre stelle della cintura Alnitak, Alnilam e Mintaka, la supergigante rossa Betelgeuse e la supergigante blu Rigel. Dal terzetto di stelle che formano la cintura del mitologico grande cacciatore prolungando lo sguardo verso destra e in alto si riconoscono la stella gigante arancione Aldebaran (l’occhio rosso del Toro), oltre la quale vi è l’ammasso aperto delle Pleiadi (la Chioccia, le Sette Sorelle, per i siciliani semplicemente “a Puddara”, come la menziona il Verga ne “I Malavoglia”) e, a seguire, la costellazione dell’Auriga con Capella (detta la “Capretta”), che è in realtà un sistema multiplo di quattro stelle ed è il sesto astro più luminoso del cielo notturno nonché la terza stella più brillante dell’emisfero nord celeste, dopo Arturo e Vega. Al di sopra di Orione e del Toro, troviamo la costellazione dei Gemelli con le stelle Castore e Polluce. In basso a sinistra rispetto alla costellazione di Orione, brilla Sirio del Cane Maggiore, la stella più luminosa del cielo, e volgendo lo sguardo ancora più in alto, ma verso sinistra, s’incontra Procione del Cane Minore. Unendo idealmente le tre stelle Betelgeuse, Sirio e Procione si ottiene l’asterismo del “Triangolo invernale” A occidente, in prima serata, continuano a tramontare le costellazioni autunnali di Andromeda, del Triangolo, dei Pesci e dell’Ariete. Spostiamo lo sguardo verso oriente per ammirare la bella costellazione del Leone con la stella Regolo (Piccolo Re), che non è una singola stella, ma un sistema stellare formato da quattro astri disposti in due coppie che orbitano l’una intorno all’altra. Il cielo settentrionale è caratterizzato dalle costellazioni circumpolari che ruotano attorno al comune baricentro rappresentato dalla Stella Polare, la stella più luminosa del Piccolo Carro dell’Orsa Minore, tra cui ricordiamo il Gran Carro dell’Orsa Maggiore, Cefeo, Cassiopea dall’inconfondibile forma a “W”.
Concludiamo con l’occultazione radente di Aldebaran della Luna al primo quarto di venerdì 23 febbraio: alle 18.15, la falce lunare sembra sfiorare la stella più luminosa del Toro alla distanza minima di appena 6’. Infine, sempre nel pomeriggio del 23, in tutt’Italia, si svolgerà “M’illumino di meno”, la bella manifestazione promossa dalla trasmissione Caterpillar di Rai Radio2 allo scopo di sensibilizzare i cittadini sull’inquinamento luminoso e il risparmio energetico.
GIUSEPPE SPERLINGA

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I LUOGHI DI SANT’AGATA

I LUOGHI DI S. AGATA

L’associazione “Stelle e Ambiente” organizza per domenica 4 febbraio una passeggiata per il centro storico cittadino alla ricerca dei luoghi legati al culto di Sant’Agata seguendo l’insolito filo conduttore degli altarini, chiese ed epigrafi.

ALLE 11.30, SAREMO IN VIA VI APRILE (STAZIONE CENTRALE) PER VEDERE DA VICINO E SAPERNE DI PIÙ SUL FERCOLO E LE CANDELORE.

Guidano il socio Francesco Andronico e il presidente prof. Giuseppe Sperlinga.

Raduno: ore 8.30 in piazza Dante.

Info: 3288172095 oppure 3402161035 (whatsapp).

Contributo (obolo): € 5,00 non soci –  2,00 soci.

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I “GIOIELLI” DIMENTICATI DI MOTTA S. ANASTASIA

Il quotidiano La Sicilia di domenica 7 gennaio 2018, pubblica un articolo a firma di scrive sui “GIOIELLI” DI MOTTA S. ANASTASIA TRA INCURIA E TRASCURATEZZA.
Per facilitarne la lettura ecco qui di seguito il testo integrale.

P.S.
Dal sindaco di Motta S. Anastasia, da me chiamato in causa nell’articolo, non è ancora giunto alcun segnale, commento, giustificazione, spiegazione: brilla per il suo silenzio.

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Passeggiare per le antiche strade di Motta Sant’Anastasia è come catapultarsi indietro nel tempo e riscoprire un patrimonio storico-naturalistico unico e irripetibile. L’hanno constatato, domenica scorsa, una trentina di persone tra soci dell’associazione Stelle e Ambiente di Catania e amici provenienti da Lentini e da Messina. Lasciate le auto al “ponte”, dopo una breve sosta in un bar di piazza Umberto, il folto gruppo si è incamminato verso lo splendido dongione normanno di piazza Castello. Ma la prima delusione non tarda a manifestarsi: il maniero la domenica è chiuso. Un plauso all’amministrazione comunale mottese che proprio nei giorni festivi lascia i turisti fuori dal portone dell’antica fortificazione militare medievale. Ci si chiede e rimbalziamo la domanda al sindaco Carrà: è così che s’intende incentivare il turismo culturale a Motta S. Anastasia?
Lasciata piazza Castello, i visitatori si avviano verso la “scalidda” e, discesi i 142 gradini (stranamente puliti, ma ai lati tra la vegetazione spontanea facevano capolino bottiglie di plastica e di vetro, cartacce, spazzatura di vario genere), si spostano verso un vero e proprio gioiello della Natura che pochi altri al mondo possono vantare: il neck vulcanico con i suoi basalti colonnari a sezione pentagonale ed esagonale di via Montalto, un tratto della quale ancora chiuso al traffico veicolare per la presenza di enormi massi distaccatisi dalla rupe diversi mesi fa. Giunti nella rientranza alla base delle colonne basaltiche, che presto saranno di nuovo eclissati dalle folte chiome dei due imponenti alberi di Carrubo, un’altra amara sorpresa attendeva i visitatori: il sito continua a versare in uno stato di degrado per la presenza di spazzatura. Per non dire delle ignobili scritte con la bomboletta spray sui basalti colonnari. Un sito volutamente dimenticato e trascurato dall’amministrazione comunale che non muove un dito per la sua tutela con la videosorveglianza e per la sua valorizzazione e fruizione turistica e culturale, rifiutandosi persino di apporre la targa bilingue realizzata e offerta un anno fa dai giovani del servizio civile con i testi e i disegni forniti (gratuitamente) da Stelle e Ambiente e che inspiegabilmente si ostina a non installare. Provocatoriamente, è stata apposta alla base del neck una targa di cartone che ne spiega il significato e l’origine.
La tappa successiva sono stati gli splendidi ulivi millenari presenti nelle campagne adiacenti alla via dell’Ulivo Millenario (al singolare, sic!), veri e propri patriarchi vegetali che hanno rischiato, l’estate scorsa, di essere distrutti da un furioso incendio appiccato da mani criminali rimaste impunite. Pure qui, un senso di abbandono assale gli ospiti, nessun cartello informativo, con le radici del più longevo tra gli ulivi plurisecolari presenti messi a nudo in seguito al crollo del muretto a secco che delimita la strada. Un vero peccato trascurare in questo modo alberi che se potessero parlare ci racconterebbero la storia del luogo dagli Arabi ai giorni nostri.
Si ritorna in paese e, da via Montalto, i visitatori imboccano via Angelo Emanuele, che da qui comincia con una scalinata sconnessa e sommersa da ogni sorta di rifiuti, con ruderi pericolanti ai lati. Si cammina, finalmente, nel cuore medievale di Motta, pressoché privo di auto, dove sono presenti antiche costruzioni (grida ancora vendetta l’abbattimento di un edificio datato 1780 appartenuto alla chiesa: oggi, al suo posto, vi è un anonimo slargo utilizzato per depositarvi spazzatura e scaldabagni da rottamare), ed è piacevole camminare in un dedalo di viuzze e vicoli stretti che s’intrecciano, sentire il rumore dei propri passi e le voci che giungono dalle case. E’ fin troppo evidente che pure il borgo medievale andrebbe valorizzato e riportato all’antico splendore, cominciando ad esempio a sostituire l’asfalto e il cemento del fondo stradale con basole laviche. Ciò nonostante, il borgo mottese ha fatto breccia nel cuore dei turisti domenicali, che difficilmente dimenticheranno Motta e i suoi “gioielli”. Per la cronaca, la passeggiata a Motta è stata preceduta dalla visita al Mausoleo militare germanico guidata dall’amministratore Vito Marullo e si è conclusa con la degustazione di pane casereccio condito con olio d’oliva extravergine prodotto nel moderno frantoio Peltom, alle porte del paese.
GIUSEPPE SPERLINGA

 

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FITOALIMURGIA – CORSO SULLE PIANTE SELVATICHE MANGERECCE E VELENOSE

FITOALIMURGIA – CORSO SULLE PIANTE SELVATICHE MANGERECCE E VELENOSE

CATANIA, 16 FEBBRAIO-11 MARZO 2018

Il corso si articola in tre lezioni teorico-pratiche, un’attività di laboratorio e una esercitazione in campagna per il riconoscimento e la raccolta di verdure selvatiche mangerecce.

Le lezioni teorico-pratiche e l’attività di laboratorio avranno la durata di 90 minuti e si terranno, dalle 16.30 alle 18, tutti i venerdì compresi dal 16 febbraio al 9 marzo 2018, nella sede del Club Alpino Italiano sezione dell’Etna.

L’esercitazione in campagna si svolgerà domenica 11 marzo in una Azienda Agricola/Agriturismo che sarà comunicato durante il corso.

PROGRAMMA

Sede CAI sez. dell’Etna via Messina 593/A – Catania

  • Venerdì 16 febbraio
    • ore 16.00: Iscrizioni al corso
    • ore 16.30-18.00: “Le nostre piante tossiche e velenose: quali sono e come riconoscerle” (prof. Salvatore Arcidiacono).
  • Venerdì 23 febbraio, ore 16.30-18.00: “Conoscere le erbe selvatiche commestibili del territorio etneo” (dott.ssa Giovanna Marletta).
  • Venerdì 2 marzo, ore 16.30-18.00: “Erbe selvatiche in cucina” (dott.ssa Giovanna Marletta).
  • Venerdì 9 marzo, ore 16.30-18.00: attività di laboratorio per il riconoscimento pratico delle piante selvatiche del territorio etneo per uso alimentare (dott.ssa Giovanna Marletta).

Azienda Agricolo/Agriturismo

Domenica 11 marzo

– ore 9.30: esercitazione in campagna per la raccolta di verdure selvatiche mangerecce (dott.ssa Giovanna Marletta).

– ore 13.30: pranzo con menù a base di verdure selvatiche.

– ore 15.00: riconoscimento delle piante selvatiche raccolte dai corsisti (prof. Salvatore Arcidiacono, dott.ssa Giovanna Marletta).

– ore 16.30: consegna degli attestati e chiusura del Corso.

  • La quota individuale di partecipazione al corso è di € 45,00 e comprende: copia su cd dei power point delle lezioni trattate e dell’e-book in pdf “Le verdure spontanee dell’Etna” (nuova edizione) del prof Salvatore Arcidiacono; Pranzo in agriturismo con menù a base di verdure selvatiche.
  • I partecipanti al corso potranno acquistare con lo sconto del 25% sul prezzo di copertina (€ 15,00 anziché € 20,00) il recente volume “Etnobotanica Etnea – Le piante selvatiche e l’uomo” del prof. Salvatore Arcidiacono stampato dall’Ente Fauna Siciliana per i tipi della Casa editrice Danaus di Palermo.
  • Ai soci del CAI sez. dell’Etna e dell’associazione Stelle e Ambiente sarà praticato lo sconto di € 15,00 sulla quota d’iscrizione.
  • Le iscrizioni si ricevono:
  • Venerdì 2 e 9 febbraio, dalle 18 alle 20, nella sede del CAI sezione dell’Etna.
  • Venerdì 16 febbraio, trenta minuti prima della lezione inaugurale del Corso.
  • Con email a giuseppe.sperlinga@libero.it
  • Con messaggio whatsapp al numero 340 21 61 035.

 

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