ORIONE E LE GEMINIDI DOMINANO IL CIELO DEL SOLSTIZIO INVERNALE
“Quando Orïon dal cielo/declinando imperversa;/e pioggia e nevi e gelo/sopra la terra ottenebrata versa”: è l’incipit dell’ode “La Caduta” di Giuseppe Parini. La stagione cui fa riferimento il poeta milanese è l’inverno e cita Orione perché è la costellazione invernale per antonomasia. Nel cielo meridionale di dicembre, infatti, si staglia la maestosa costellazione di Orione, facilmente riconoscibile per la sua inconfondibile forma a clessidra con le tre stelle allineate (Alnitak, Alnilam e Mintaka) nella parte mediana che formano la Cintura, nota pure come “Re Magi” o “Tre Bastoni” di verghiana memoria ne “I Malavoglia”, quando il tempo era scandito dalla posizione degli astri nel cielo: “… la stella della sera (il pianeta Venere, n.d.r.) era già bella e lucente… il Tre Bastoni era ancora verso l’Ognina colle gambe in aria, la Puddara (l’ammasso aperto delle Pleiadi, n.d.r.) luccicava dall’altra parte). Qualcuno favoleggia ancora che le tre piramidi dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino formerebbero un allineamento simile a quello delle tre stelle della Cintura di Orione. Ebbene, tale correlazione in cielo attualmente non sussiste né sussisteva all’epoca della costruzione delle piramidi, avvenuta nel 2.450 a.C. L‘esatta corrispondenza, invece, si sarebbe verificata nel 12.000 a.C. Con lo sguardo, prolungando verso il basso la linea che unisce le tre stelle della Cintura, s’incontra la stella più luminosa del cielo notturno: è Sirio della costellazione del Cane Maggiore. In realtà, si tratta di un sistema formato da due stelle bianche, la maggiore delle quali, Sirio A, dista da noi 8,6 anni luce e ha una massa doppia rispetto a quella del nostro Sole. Sirio con Procione del Cane Minore e Betelgeuse di Orione formano i vertici dell’asterismo del “Triangolo invernale”.
“Santa Lucia, giorno più corto che ci sia”. Il 13 dicembre, però, non è il dì più corto dell’anno. È vero che quel giorno il Sole tramonta più presto (sorge alle 6.59 e tramonta alle 16.49, alla latitudine di Catania), ma è altrettanto vero che il dì più breve dell’anno è il giorno del solstizio d’inverno, che quest’anno cade il 22 dicembre, giorno in cui il Sole tramonta un po’ più tardi (alle 16.52), ma sorge pure qualche minuto dopo (alle 7.04), risultando così più breve di due minuti rispetto al giorno di S. Lucia.
Mercurio sorge un’ora e mezza prima del Sole ed è osservabile nel cielo orientale, poco più in basso rispetto a Marte. Venere brilla nel cielo sud-occidentale subito dopo il tramonto e sarà in congiunzione con Saturno la sera dell’11. Marte sorge prima di Mercurio ed è visibile sull’orizzonte orientale. Giove è ormai inosservabile, tornerà a essere visibile, nelle prime ore del mattino, in gennaio inoltrato. Saturno anticipa sempre più l’ora del tramonto nel cielo occidentale fino a diventare inosservabile. Urano è osservabile per tutta la notte, inizialmente a sud e poi a sud-ovest. Nettuno è ancora visibile a sud-ovest solo nelle prime ore della notte. Plutone, invece, è inosservabile
Nuvole permettendo, infine, tutti col naso all’insù, tra la notte del 13 e 14 dicembre, per seguire le scie luminose (e, perché no, esprimere qualche desiderio) lasciate dalle Geminidi, le stelle cadenti prodotte dall’asteroide “3200 Phaethon”. Per vederle, è necessario volgere lo sguardo verso est e cercare il radiante nella costellazione dei Gemelli. Purtroppo, la loro osservazione sarà disturbata dal chiarore della Luna piena.
GIUSEPPE SPERLINGA
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