STELLE E AMBIENTE
Associazione per la ricerca e divulgazione astronomica e ambientale
“Marcello La Greca” – Catania
Presidente: prof. Giuseppe Sperlinga
Contatti: 3288172095 –3402161035 (WhatsApp) – info@stelleambiente.it – www.stelleambiente.it
Gent.ma Dott.ssa
Rosalba Panvini
Soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali
CATANIA
soprict@certmail.regione.sicilia.it
Oggetto: Riapertura ingresso grotta di via Cecchi – Catania
Catania, 11 giugno 2020
Gent.ma Soprintendente,
a nome dell’associazione onlus “Stelle e Ambiente per la ricerca e la divulgazione astronomica e ambientale “Marcello La Greca” di Catania, che ho l’onore di presiedere, chiedo il Suo autorevole intervento per la riapertura di una imponente galleria di scorrimento lavico preistorica per dimensioni e sviluppo lineare (mediamente larga 6-8 metri, alta 3-4 metri dal pavimento e lunga probabilmente 800 metri, 400 dei quali accertati), arrivata ai nostri giorni in ottimo stato di conservazione e riportata alla luce nel maggio del 2000 durante i lavori di scavo per la realizzazione di un box in proprietà privata del signor Rapisarda, ubicata al civico 8 di via Antonio Cecchi di Catania. La grotta in questione, il cui nome provvisorio è “Grotta di via Cecchi”, fu riscoperta casualmente da chi scrive ed esplorata con la collaborazione degli speleologi del Gruppo Grotte del CAI sezione dell’Etna di Catania.
Negli anni Settanta del secolo scorso, tale cavità fu intercettata e sventrata per un tratto di una trentina di metri dalle ruspe adoperate per lo sbancamento lavico di un’area compresa tra le vie Cecchi, Antonelli e Pietra dell’Ova, nei pressi dell’Istituto San Giuseppe, dove poi furono edificati numerosi appartamenti in villa, gran parte dei quali scaricano ancora oggi i liquami nella sottostante grotta, la quale è, da una cinquantina d’anni, impropriamente utilizzata come scarico fognario (“pirituri”).
La prima esplorazione della grotta fu compiuta alla fine di maggio 2000. In quell’occasione si accertò che la cavità si sviluppava nella medesima unità di flusso di una eruzione avvenuta in epoca preistorica, nelle cui lave sono presenti alcune cavità di inestimabile importanza scientifica e note da tempo agli speleologi e agli archeologi: la Grotta Nuovalucello I e la Grotta Nuovalucello II, che hanno l’ingresso nel cortile del Seminario Arcivescovile (ve ne era una terza, ma è stata distrutta); la Grotta Petralia, che si apre in un orto privato di via Filippo Liardo; la Grotta Mario Ciancio, in una proprietà privata di via Pietra dell’Ova; la Grotta Caflisch, anch’essa in una proprietà privata di via De Logu.
Come già detto, si tratta di cavità naturali di rilevante importanza scientifica e culturale, perché in passato hanno restituito reperti archeologici che, oggi, in parte sono custoditi dalla Soprintendenza di Catania, in parte sono esposti nel Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa.
Sin dal primo momento della sua riscoperta, la Grotta di via Cecchi si rivelò subito di grande importanza scientifica, soprattutto dal punto di vista speleologico, biospeleologico e archeologico. Essa, infatti, fu sommariamente esplorata dagli speleologi del Gruppo Grotte del CAI per circa 450 metri, ma rimase inesplorata una galleria di grandi dimensioni intravista oltre uno stretto cunicolo. Fu, altresì, eseguita una ricerca speditiva sulla fauna cavernicola che permise di rinvenire numerosi esemplari di Isopodi terrestri appartenenti alla specie Buddelundiella cataracte, presente nella vicina grotta Nuovalucello I. Infine, furono rinvenuti numerosi frammenti ceramici e ossa umane, la cui presenza nella grotta fu immediatamente segnalata alla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Catania. Il sopralluogo effettuato dott. Francesco Privitera, archeologo della Soprintendenza etnea, consentì di rinvenire frammenti di un vaso preistorico, ceramiche dipinte, il lisciatoio ancora sporco di colore appartenuto a un pittore vissuto più di quattromila anni fa, sepolture che tuttora custodiscono calotte craniche e femori umani di uomini dell’Età del Bronzo, un vaso ancora intatto risalente forse all’Età del Rame e una gran quantità di frammenti ceramici e tegoloni di epoca romana, una lucerna paleocristiana, alcune macine in pietra lavica.
Considerata la grande importanza scientifica della cavità, una volta completati i lavori di costruzione del box, la Soprintendenza s’impegnò a rendere possibile l’accesso in maniera autonoma dal box del signor Rapisarda, assumendosi l’onere delle spese per l’installazione di un robusto cancello di ferro. Purtroppo, alla volontà d’intenti e alle parole non seguirono mai i fatti, perché il signor Rapisarda, stanco di aspettare, murò l’ingresso della grotta. E da quel momento non fu più possibile proseguire l’esplorazione della grotta, né eseguire il suo rilevamento topografico in pianta e in sezione, né completare le ricerche scientifiche di tipo biospeleologico e archeologico.
Alla luce di quanto prima esposto e in considerazione del fatto che la ripresa delle ricerche all’interno della Grotta di via Cecchi consentirebbe di incrementare le conoscenze finora acquisite sul patrimonio naturale sotterraneo della periferia settentrionale della città di Catania, Le rivolgo l’invito, gentile Soprintendente, di voler disporre la riapertura della cavità. Ciò comporterebbe da parte della Soprintendenza di Catania un onere finanziario intorno a tremila euro per la copertura delle spese necessarie per l’abbattimento di un breve tratto di muro in mattoni (2,5 m di larghezza x 2,5 m di altezza) e per la successiva applicazione di un cancello di ferro delle medesime dimensioni.
Una volta realizzato il cancello d’ingresso, l’Associazione “Stelle e Ambiente” è disponibile a impegnarsi, a titolo assolutamente gratuito, nella gestione della fruizione scientifica e culturale della Grotta di via Cecchi, nella prospettiva dell’attuazione del progetto denominato “Parco Vulcanospeleologico Metropolitano” che prevede la tutela e la valorizzazione sia delle cavità naturali e artificiali, come le cave di ghiara e i rifugi antiaerei ricavati al di sotto delle lave della colata del 1669, sia delle lave incolte, le “sciare”, dislocate nel territorio metropolitano di Catania, che oltre alla città capoluogo e la frazione di San Giovanni Galermo comprende i Comuni di Gravina, Mascalucia, Tremestieri Etneo, San Pietro Clarenza, Camporotondo Etneo, Belpasso, Misterbianco.
Rinnovando la piena disponibilità dell’Associazione “Stelle e Ambiente” a quanto prima esposto e fiducioso della benevola accoglienza della presente richiesta, Le invio i più cordiali saluti.
Il Presidente
Prof. Giuseppe Sperlinga
