Stelle e Ambiente

Mese: novembre 2020

CATANIA: OSCENA CAPITOZZATURA DEGLI OLEANDRI DELLA ROTATORIA DI VIALE TIRRENO

OSCENA CAPITOZZATURA DEGLI OLEANDRI DELLA ROTATORIA DI VIALE TIRRENO

Dopo l’incomprensibile drastico taglio di una parte degli oleandri di via Puglia, effettuato lo scorso luglio, una sorte ancora peggiore è toccata ai cespugli della stessa pianta che bordano la rotatoria di viale Tirreno, all’altezza del parcheggio “S. Sofia” dell’Università. Guardando l’orribile decapitazione cui sono stati sottoposti gli arbusti, si ha l’impressione che il verde cittadino sia affidato a persone con scarsa familiarità con il mondo vegetale. Le motoseghe degli operai della Catania Multiservizi, infatti, pure stavolta sono andate giù pesanti, eliminando di fatto tutte le parti verdi delle piante, lasciando moncherini di rami rivolti verso l’alto, quasi a voler gridare vendetta al cielo e agli uomini, un massacro che ha causato la distruzione di chissà quanti nidi di uccelli (ne abbiamo individuati quattro intatti), i resti vegetali lasciati per terra, all’interno e all’esterno della bordura, rimossi solo qualche giorno, invece di conferirli subito nell’isola ecologica che dista appena un centinaio di metri dal… luogo del delitto.

Ma gli operai della Multiservizi, è giusto riconoscerlo, sono semplicemente degli esecutori di ordini impartiti dai responsabili del Servizio gestione e manutenzione del Verde del Comune di Catania, i quali continuano a portare avanti la loro discutibile e personalistica manutenzione del verde pubblico, spesso in palese violazione dell’articolo 18 del vigente Regolamento del Verde pubblico e privato, approvato dal Consiglio Comunale il 6 agosto del 2019. Si automulterà il Comune? Saranno presi provvedimenti disciplinari e sanzioni pecuniarie nei confronti degli agronomi comunali che ne hanno ordinato l’ennesima oscena capitozzatura?

Si deve comprendere una volta per tutte che gli oleandri non si capitozzano, ma si potano all’inizio dell’autunno per eliminare i rami secchi, per sfoltire la chioma e si tagliano soltanto i rami dell’anno precedente. Inoltre, non va dimenticata la velenosità di tutte le parti dell’oleandro, che sono tossiche per il contenuto di oleandrina, un pericoloso alcaloide che altera il ritmo cardiaco con rallentamento del battito, nausea e vomito, una intossicazione che richiede il ricorso alle cure ospedaliere. Proprio per la loro tossicità, non bisogna mai bruciare rami di oleandri per cucinare alimenti alla brace o utilizzare per qualsiasi motivo i fiori, le foglie, i frutti, i rametti, i tronchi, né va piantato in cortili e giardini di edifici scolastici. Ai giardinieri professionisti e amatoriali, infatti, è consigliato indossare guanti robusti e impermeabili e non lasciare gli sfalci della potatura in giro.

GIUSEPPE SPERLINGA

 

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CATANIA: BRUTALE CAPITOZZATURA DEI FICUS MICROCARPA DI LARGO BORDIGHERA

CAPITOZZATI PURE I FICUS DI LARGO BORDIGHERA

Fanno una pena indicibile, i Ficus microcarpa di largo Bordighera capitozzati e ridotti a scheletrici pali ramificati spogli di foglie, protesi verso il cielo quasi a voler chiedere aiuto. Fino a qualche giorno fa, erano alberi frondosi che davano ombra e frescura, le loro foglie rilasciavano ossigeno e rimuovevano cospicue quantità di anidride carbonica (un albero può azzerare quasi quattro tonnellate di anidride carbonica in vent’anni di vita) e trattenevano anche le pericolose polveri sottili oltre a fissare sostanze come benzene, ossidi di azoto, diossina e molte altre. Eppure, ciò nonostante, il Servizio tutela e gestione del Verde pubblico ha ordinato la loro capitozzatura agli operai della Catania Multiservizi, che a colpi di motosega hanno rimosso interamente o quasi le chiome, potando drasticamente pure quelle di alcuni oleandri con portamento arboreo.

Assessori e dirigenti comunali, spesso assaliti dal timor panico più che spinti dalla reale necessità di salvaguardare l’incolumità pubblica, scrivono ordinanze e ordinano esecuzioni di lavori convinti di mantenere gli alberi sani e sicuri. La città di Catania, dall’agosto 2019, si è dotata di un Regolamento del verde pubblico e privato che impone precise raccomandazioni e linee guida per ciò che riguarda la gestione del patrimonio arboreo cittadino. Ciò nonostante, gli scempi sono all’ordine del giorno: i platani di via VI Aprile, le siepi di oleandri di strade e rotatorie, i Ficus della circonvallazione.  Si vedono ovunque tagli indiscriminati che non rispettano la fisionomia naturale delle piante, interventi scriteriati eseguiti da operai che eseguono ordini per “mettere in sicurezza gli alberi”, ignorando persino che è in vigore un Regolamento da rispettare che li obbliga a limitare la riduzione della chioma entro il 25%.

Non si protesta sull’onda emotiva suscitata dalla visione dei poveri alberelli capitozzati ridotti a scheletrici pali, ma perché numerose ricerche scientifiche effettuate studiosi agronomi arboricoltori (figura professionale che il Comune di Catania non ha in organico) sui danni riportati dagli alberi una volta privati della loro chioma sconsigliano questa barbara pratica che, nel tempo, indebolisce le piante e le rende vulnerabili alle patologie causate da germi che riescono a penetrarvi attraverso le lacerazioni dei tessuti delle superfici di taglio, peraltro mai coperte da sostanze cicatrizzanti. Ebbene, nonostante sia in vigore dall’agosto dello scorso anno il Regolamento sul Verde pubblico e privato, che all’articolo 18 vieta espressamente le capitozzature pena sanzione pecuniaria, si continua immotivatamente e impunemente a capitozzare. Quali pericoli, per i cittadini, costituivano i Ficus microcarpa di largo Bordighera tali da giustificare la eliminazione delle loro chiome? Perché privare della loro chioma alberi sempreverdi? Perché non limitarsi al taglio del seccume, dei rami bassi e sporgenti sulla sede stradale o protesi verso balconi e finestre dei palazzi vicini? Chi di dovere dovrà prima o poi dare una convincente e scientificamente valida risposta a tali interrogativi.

GIUSEPPE SPERLINGA

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E’ MORTO FRANCO ANDRONICO.

ADDIO, CARISSIMO FRANCO ANDRONICO
All’alba di stamattina, 4 novembre 2020, ci ha lasciato Francesco Andronico, socio fondatore e già consigliere di “Stelle e Ambiente”. Per gli amici e i parenti era Franco, un uomo che tutti abbiamo apprezzato e voluto bene per la sua umiltà e il profondo amore per la sua città, Catania, che studiò in maniera approfondita e della quale conosceva basola per basola, per Franco non avevano segreti i monumenti, le strade, i vicoli, le chiese, gli altari votivi e le icone sacre, i fiumi sotterranei, tutto documentato nei suoi libri pubblicati nel corso degli anni.
Fu sempre presente alle nostre escursioni naturalistiche e guidò innumerevoli passeggiate cittadine alla scoperta della città di Catania. Su tutte, teneva particolarmente a guidare l’annuale “passeggiata agatina” che programmavamo per la fine di gennaio, una camminata che ci portava alla riscoperta dei luoghi di S. Agata, che per lui non avevano segreti.
Addio, carissimo Franco, riposa in pace. Noi ti ricorderemo sempre e sarai sempre vicino a noi.
L’associazione “Stelle e Ambiente” è vicina nel dolore alla famiglia di Franco e si unisce all’unanime cordoglio.
I funerali saranno celebrati domani, 5 novembre, alle 15.30, nella chiesa di San Luigi di viale Mario Rapisardi.
Giuseppe Sperlinga
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CAPITOZZATURE NO STOP A CATANIA E PROVINCIA: DECAPITATI I LIGUSTRI A FASANO DI GRAVINA

Bisognerebbe avere cento occhi come Argo per seguire le nequizie delle varie amministrazioni comunali nei confronti del patrimonio arbustivo e arboreo cittadino. La città capoluogo e i centri piccoli e grandi dell’hinterland sembra stiano facendo a gara a chi capitozza di più. Ecco un primo incompleto elenco dei Comuni etnei che, in tempi recenti, hanno mostrato una crudeltà inaudita contro le alberature di strade, piazze, parchi, rotatorie: Catania, Aci Bonaccorsi, Viagrande, San Gregorio, Gravina, San Giovanni la Punta, Milo.
Il quotidiano “La Sicilia” di oggi, domenica 1 novembre 2020, dedica ampio spazio al problema delle capitozzature sia a Catania sia nei paesi dell’area metropolitana con un articolo a firma di chi scrive e un intervento dell’ottimo amico ing. Giuseppe Rannisi della LIPU di Catania.
Mentre in città si mutilavano orribilmente i platani di via VI Aprile e i Ficus microcarpa di largo Bordighera, a Fasano le motoseghe del Comune di Gravina decapitavano i poveri Ligustri di via Vitaliano Brancati che avevano da poco formato una piccola chioma dopo l’ennesima capitozzatura cui erano stati sottoposti.
Vigilate e se vi accorgete che stanno asportando in tutto o in gran parte la chioma degli alberi, non esitate a chiedere l’intervento dei Vigili ambientali, un reparto dei Vigili Urbani di Catania che risponde allo 095 7424267.
Per facilitarne la lettura, trascrivo qui di seguito i testi del mio articolo e quello dell’ing. Rannisi:
FASANO – DECAPITATI GLI ALBERI DI LIGUSTRO IN VIA VITALIANO BRANCATI
Se Catania piange per gli alberi mutilati da orribili capitozzature, Gravina non ride. Dopo la città capoluogo, infatti, qualche giorno fa, le motoseghe selvagge sono entrate in azione pure a Gravina. È accaduto a Fasano, in via Vitaliano Brancati, dove una ventina di alberelli di Ligustro sono stati privati in tutto o in gran parte della loro chioma, la quale aveva ripreso forma dopo l’ennesima decapitazione operata negli anni passati.
Luca Tornatore, che abita in zona, l’altra mattina passava in auto quando si è accorto che erano sparite le chiome di quasi tutti gli alberi di entrambi i marciapiedi. “Qualche giorno fa – ci ha raccontato – sono apparsi dei cartelli in cui si avvisava che nei giorni 22 e 23 ottobre sarebbero stati effettuati dei lavori di potatura. Mai avrei immaginato che li avrebbero così orrendamente mutilati. Dopo aver lasciato mio figlio a scuola per recarmi al lavoro, ci ripenso, questa volta no, non starò zitto davanti a quanto sta accadendo, prendo un permesso e torno sul luogo del delitto. Era rimasto l’ultimo albero da portare, sarà l’unico a salvare la chioma, perché sono riuscito a fermare gli operai, contestando loro che capitozzare un albero significa indebolirlo, senza contare lo stress che la pianta subisce. Gli operai si sono giustificati dicendo che stavano eseguendo gli ordini impartiti dal loro superiore, che è un agronomo alle dipendenze del Comune. A questo punto, invio un messaggio al sindaco di Gravina, avv. Giammusso, e segnalo il fatto pure al presidente del Consiglio comunale, dott. Nicolosi, che, a sua volta, chiama il responsabile del Verde comunale, il quale risponde che quelle piante non soffrono quella potatura massiva”.
Capitozzare gli alberi è una pratica perversa che, purtroppo, ha assunto una diffusione allarmante nelle grandi come nelle piccole città. Per gli alberi è la principale minaccia, perché ne riduce la longevità e li trasforma in potenziali pericoli per i cittadini. Fermo restando che la lesione dei tessuti delle superfici di taglio dei rami sono autentiche vie d’ingresso spalancate alle spore fungine e batteriche che, trascinate dall’acqua piovana, penetrano nel tronco, lo faranno marcire lentamente facendolo diventare cavo e ne causeranno l’indebolimento (queste cose un agronomo dovrebbe conoscerle), esponendolo così al rischio di schianto al suolo. Oltre a essere dannosa, la capitozzatura rende brutto un albero, che assume un aspetto squallido, ed è pure un’operazione costosa per le casse comunali, perché la pianta reagirà col riscoppio disordinato di tutte le gemme, si riformerà una chioma più bassa, informe e innaturale, con numerosi rami sottili e deboli. Insomma, la capitozzatura è un intervento da censurare totalmente e quando ci libereremo da tali “gestori” del verde pubblico, non sarà mai troppo tardi.
Piuttosto, il Comune di Gravina dovrebbe piantare nuovi Ligustri nelle aiuole rimaste vuote che invece sono state riempite di cemento e tutelare il verde pubblico e privato sia dotandosi di un regolamento e, dopo averlo fatto approvare dal Consiglio comunale, osservarlo scrupolosamente (senza imitare il Comune di Catania che predica bene, ma razzola male), sia inserendo nel personale in organico le figure professionali dell’agronomo arboricoltore e, perché no, pure del botanico, finanze comunali permettendo, ovviamente.
GIUSEPPE SPERLINGA
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Sul problema delle potature occorre che le amministrazioni comunali e le ditte che si occupano di gestione del verde mettano a punto delle metodologie che possano da una parte garantire la sicurezza dei cittadini dalla caduta di rami e dall’altra la salute dei cittadini e quella degli alberi.
Alberi più sicuri, con chioma ampia e ricca di foglie offrono quei servizi ecosistemici (miglioramento microclima estivo, ombra, ossigeno, riduzione CO2, miglioramento paesaggistico e altri ancora) verso cui le città del futuro debbono tendere anche in considerazione che nei prossimi anni nei centri abitati si concentrerà la maggior parte della popolazione mondiale e che si deve fare il conto con i cambiamenti climatici che possono rendere invivibili intere porzioni del territorio, le città in particolare. Contributi economici sono previsti per rendere le nostre città più resilienti, più verdi e più a misura di cittadino, e lo stesso Comune di Catania ha in corso il progetto 2.000 alberi per Catania.
Purtroppo, però, se da una parte si pianta dall’altro si taglia e si continua a capitozzare. Ci sono molti alberi che a causa delle capitozzature del passato presentano cavità e sono in classi critiche di propensione al cedimento: alcuni debbono certamente essere abbattuti (e sostituiti), sugli altri alberi che si intende mantenere occorre intervenire con delicatezza e competenza.
Il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 10-03-2020 relativo ai Criteri Minimi Ambientali (GURI del 4-4-2020) indica (All.1 E, C) che “deve essere evitata la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione.” E, ancora, che la potatura deve essere eseguita da personale competente.
Ci viene difficile pensare pertanto che la capitozzatura si possa continuare a fare su piante già deboli per cattiva gestione pregressa come nel caso dei platani di via VI Aprile a Catania. Quando dovremo avviare una gestione corretta del nostro patrimonio arboreo? Ricordiamo che gli alberi sono un bene del Comune come un’auto o una scrivania: non possono essere rovinati o peggio buttati!
Questi problemi, inoltre, devono essere affrontati nell’ambito della Consulta del Verde di cui si è dotata la città con l’approvazione del Regolamento del Verde approvato dal Consiglio Comunale.
GIUSEPPE RANNISI
Lipu Catania
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