Stelle e Ambiente

Mese: gennaio 2021

ADDIO AI PINI D’ALEPPO E AI TIGLI DELLE VIE GRASSI-BRAILLE.

GESTIONE VERDE PUBBLICO A CATANIA
La discutibile gestione del Verde pubblico finirà col decimare il patrimonio arboreo cittadino. Sono stati condannati a morte, infatti, tutti gli alberi che hanno il fusto “fuori asse”, vale a dire tutti quelli che non hanno il fusto perfettamente ortogonale con il piano stradale, anche se il loro stato di salute è ottimo, come dimostrano le superfici di taglio del tronco dei malcapitati esemplari di Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) abbattuti nelle vie Battista Grassi e Louis Braille, a Canalicchio.
Non è dato sapere se preventivamente siano state effettuate prove di trazione prima di tagliare gli alberi, avrei voluto chiederlo alla dirigente del “Servizio tutela (sic!) e gestione del Verde pubblico” del Comune di Catania, ma non mi è stato possibile, a tutt’oggi, attendo la sua telefonata, come aveva promesso di fare, dopo quattro tentativi telefonici da parte mia senza risultato.
Ammesso che le abbiano effettuate, le relazioni dei tecnici saranno rese di pubblico dominio? E, infine, se un albero è “fuori asse”, come dicevano gli operai della Multiservizi, siamo sicuri che sia questa l’unica soluzione per evitare che si schianti al suolo mettendo a repentaglio l’incolumità dei passanti?
Il quotidiano La Sicilia di oggi, giovedì 21 gennaio 2021, dedica ampio spazio all’abbattimento dei Pini d’Aleppo con un articolo a firma di chi scrive, senza trascurare lo stato disastroso in cui versa il marciapiede delle due strade, le capitozzature ai danni dei giovani Minicucchi (Bagolari), la drastica potatura del bellissimo esemplare di Albero del corallo (Erythrina crista galli) e delle due Jacarande presenti nel piccolo Largo Antonino Bulla (‘u pueta do Canalicchiu), nonché la fontanella ormai muta da ben sei anni!
Piaccia o no (e a me non piace) è questa la Catania del XXI secolo.

 

Qui di seguito il testo dell’articolo.

Addio, cari Pini d’Aleppo e Tigli di via Battista Grassi e Louis Braille, la bella e ampia strada (quella della ex Centrale del latte, come la conoscono i catanesi) con il marciapiede est non più alberato come un tempo. Venticinque anni fa, esattamente il 6 febbraio del 1996, il nostro giornale pubblicava un articolo a firma di chi scrive che l’indimenticabile capocronista Vittorio Consoli titolò “Via Battista Grassi, un esempio di strada con verde mediterraneo”. Ebbene, oggi, il “verde mediterraneo” di via Grassi non esiste quasi più, perché negli ultimi tempi sono stati abbattuti ben sedici esemplari di Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) e sono quasi del tutto scomparsi i Tigli sostituiti da alberelli di Minicucco, nome dialettale del Bagolaro. Come è potuto succedere questo stravolgimento della fisionomia arborea della strada in un quarto di secolo? Perché alberi che possono raggiungere un’altezza di 20 metri e vivere fino a 250 anni, considerati tra i più resistenti e in grado di sopravvivere al caldo dei mesi estivi e di sopportare pure lunghi periodi di siccità sono stati abbattuti, tagliati alla base? Semplicemente, perché a causa del loro portamento contorto e deforme, con la chioma espansa e irregolare, sono stati ritenuti pericolosi, a rischio di schianto al suolo perché il “tronco non era in asse”, come riferitoci, ieri mattina, dagli operai della Catania Multiservizi cui è stato impartito l’ordine di abbattimento da parte della dirigente del Servizio Tutela e gestione del Verde pubblico del Comune di Catania, arch. Marina Galeazzi. È noto che alla dirigente comunale sta molto a cuore l’incolumità fisica dei suoi concittadini, minacciati, a suo modo di vedere, dai numerosi alberi sparsi nelle aiuole di strade, piazze e giardini pubblici cittadini, diventati improvvisamente autentici killer. Agitando, infatti, lo spettro di uno schianto (e, diciamolo senza perifrasi, per proteggersi pure da eventuali fastidi giudiziari che ne dovessero derivare in caso di danni a persone e cose), l’ineffabile dirigente in parola non esita a ordinare capitozzature e, facendosi forte delle relazioni di tecnici esterni che sottopongono gli alberi a prove di trazione, dà ordine di abbattere tutti gli alberi che non rientrano nei requisiti di stabilità. Abbiamo provato, nella tarda mattinata di ieri, a metterci quattro volte in contatto telefonico con l’arch. Galeazzi per sentire le ragioni di questo ennesimo taglio di alberi, ma fino al momento in cui scriviamo non è arrivata alcuna telefonata che pure si era impegnata a farci.

Sempre in via Grassi-Braille, alla Multiservizi sono stati ordinati pure altri interventi cesori, come la drastica potatura, al limite della capitozzatura, di cinque giovani Minicucchi messi a dimora nelle aiuole dove prima c’erano i tigli. Ancora una volta, sfugge alla nostra comprensione la logica di simili interventi. Costituisce, piuttosto, un attentato alla sicurezza dei pedoni il marciapiede dissestato e deformato dalle radici degli alberi in prossimità delle aiuole: è un intervento non più procrastinabile se si vuole evitare che qualcuno finisca all’ospedale.

Spostandoci all’inizio di via Grassi, nel piccolo slargo formato con la confluenza di via Pietra dell’Ova, dedicato alla memoria di Antonino Bulla, ‘u pueta do Canalicchiu”, abbiamo notato pure qui tagli piuttosto energici ai danni dei tre alberi che d’estate offrono ombra e frescura ai passanti, nonché l’unica fontanella da tempo asciutta e sporca, che aspetta da chissà quanto tempo il ripristino dell’erogazione dell’acqua.

È davvero singolare, infine, il fatto che si considerino pericolosi gli alberi vivi e in buona salute, mentre quelli malati o addirittura ormai morti, dei quali sono rimasti i fusti con le branche prive di foglie protese verso l’alto rimangano pericolosamente al loro posto. Risale al 29 giugno dello scorso anno, la nostra segnalazione dalle colonne di questo giornale della Jacaranda morta presente nello slargo ad angolo tra via Pedara e via Generale di San Marzano; dell’Acacia anch’essa secca del plesso dell’istituto comprensivo statale “Italo Calvino” di via Ferro Fabiani, che da tempo poggia sul recinto metallico dell’edificio scolastico e, a pochi metri, il grosso ramo di un Ailanto grava sui cavi di una linea elettrica (o telefonica?); del filare di ailanti all’inizio di via Domenico Morelli, i cui lunghi e fragili rami hanno ormai raggiunto il marciapiede opposto.

GIUSEPPE SPERLINGA

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IL CIELO DEL 2021 E DI GENNAIO

Cosa vedremo nei cieli delle quattro stagioni del 2021?
Lo saprete leggendo l’articolo a firma di chi scrive pubblicato sul quotidiano La Sicilia di oggi, martedì 5 gennaio.
G.S.
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RICCO DI EVENTI IL CIELO DEL 2021

Per conoscere quali eventi ha in serbo il cielo nell’anno nuovo, gli astronomi non interpellano un oracolo né scrutano nella sfera di cristallo, l’uno e l’altra li lasciano a coloro che ammanniscono previsioni astrologiche, oroscopi e amenità discorrendo. È nota sin dall’antichità la periodicità dei fenomeni astronomici, i quali si verificano puntualmente anno dopo anno, fatte salve le apparizioni di nuove comete o di asteroidi. Ma vediamo quali sono i principali fenomeni che caratterizzano l’anno astronomico che sta per iniziare, rimandando il lettore che volesse saperne di più alla consultazione dell’”Almanacco 2021” supplemento al n. 4 della rivista “Astronomia” dell’Unione Astrofili Italiani e dell’agenda “Il Cielo 2021” (Drioli editore). La Terra sarà al perielio il 2 gennaio, anziché il 3 o il 4 o il 5 come negli anni passati. Quel giorno, il nostro pianeta sarà alla minima distanza dal Sole (147.093.052 km). Il 5 luglio sarà in afelio, ossia raggiungerà la massima distanza dalla nostra stella diurna (152.100.376 km). L’equinozio di primavera cadrà ancora il 20 marzo, il solstizio d’estate slitterà di un giorno, il 21 giugno, manterranno le stesse date dello scorso anno sia l’equinozio d’autunno (22 settembre) sia il solstizio d’inverno (21 dicembre).

Nel nuovo anno si verificheranno due eclissi lunari e due solari: una totale di Luna (26 maggio) che non sarà visibile dall’Italia; una anulare di Sole (10 Giugno), che per noi sarà parziale e visibili solo le fasi iniziali dalle regioni centro-settentrionali italiane; una lunare parziale (19 novembre) anch’essa visibile dal nord Italia; una totale di Sole (4 dicembre) che non sarà visibile dal nostro Paese.

La Terra nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole incontra numerosi frammenti lasciati dalla disgregazione di comete e di asteroidi. Questi detriti spaziali, penetrando nella nostra atmosfera, bruciano lasciando scie luminose, dando così origine alle cosiddette “stelle cadenti”. Ecco quali sciami meteorici vedremo quest’anno: le Quadrantidi, dal 27 dicembre al 10 gennaio con un picco nel cuore della notte tra il 3 e il 4 gennaio; le Liridi, dal 15 al 28 aprile (picco notte del 21-22); le Eta Aquaridi, dal 19 aprile al 28 maggio (picco tra il 6-7 maggio); le celeberrime Perseidi, popolarmente note come “lacrime di San Lorenzo”, dal 17 luglio al 26 agosto (picco nella notte tra l’11 e il 12 agosto); le Orionidi, dal 2 ottobre al 7 novembre (picco il 21-22 ottobre); le Leonidi, dal 6 al 30 novembre (picco nella notte del 16-17); le Geminidi, dal 4 al 17 dicembre (picco il 13-14); le Ursidi dal 17 al 26 dicembre (picco il 22-23). Purtroppo, il nuovo anno sarà avaro di comete, a meno che non ne appaia qualcuna senza preavviso, com’è stato per la famosa C/2020 F3 Neowise, che nella scorsa estate mobilitò gli astronomi non professionisti del mondo intero. Rapido excursus planetario. Mercurio sarà visibile al tramonto nel cielo occidentale, ma le date favorevoli saranno quella del 15 maggio, quando tramonta circa due ore dopo il Sole, e quella del 25 ottobre, un’ora e mezza prima dell’alba. Venere continuerà a essere “Lucifero” nel cielo orientale dove precede il sorgere del Sole, ma da aprile sarà “Vespero” e lo vedremo nel cielo serale fino alla fine dell’anno. Marte continua a essere visibile appena fa buio molto alto nel cielo sud-orientale, in primavera e in estate sarà sempre più basso nel cielo occidentale, ma negli ultimi mesi lo rivedremo all’alba. Giove e Saturno saranno sempre più bassi nel cielo occidentale e in fase di allontanamento reciproco dopo l’“abbraccio” dello scorso 21 dicembre, fino a diventare inosservabili, ma in estate torneranno a essere visibili nelle ore notturne. Urano e Nettuno li vedremo nella prima parte della notte nell’orizzonte sud-orientale, in primavera saranno in congiunzione col Sole e non saranno visibili, ma torneranno a essere osservabili nelle ore notturne dell’autunno quando saranno in opposizione al Sole. Tra le tante congiunzioni, segnaliamo la danza planetaria a tre con Giove, Saturno e Mercurio, bassi sull’orizzonte sud-occidentale, alle 17.20, dal 9 al 12 gennaio e, allo stesso orario del 14, il balletto celeste tra la Luna, Mercurio e Giove. Altri incontri planetari da non perdere sono quelli tra la Luna, Marte e Venere del 12 luglio; ancora la Luna ma stavolta con Giove e Saturno del 17 settembre e dell’11 novembre; l’ultimo appuntamento planetario dell’anno sarà quello tra Mercurico e Venere del 29 dicembre.

Nel cielo di gennaio, a oriente, cominciano ad apparire il Cancro e il Leone. Dalla parte opposta, si avviano al tramonto l’Ariete e i Pesci, al di sopra delle quali, procedendo verso est si notano Pegaso e Andromeda. Nel cielo meridionale continua a giganteggiare il grande cacciatore Orione, vero protagonista del cielo invernale, in compagnia dei suoi due fedeli cani: Sirio del Cane Maggiore e Procione del Cane Minore. A nord, come sempre, il Piccolo Carro dell’Orsa Minore con la Polare e la lunga costellazione del Drago. Allo zenit, sono ben evidenti i Gemelli con le luminose Castore e Polluce, l’Auriga con la luminosa Capella, la mitologica capretta Amaltea con il latte della quale fu nutrito Zeus, il Toro con la supergigante rossa Aldebaran e Perseo.

Buon anno e cieli sereni a tutti.

                                                                                               GIUSEPPE SPERLINGA  

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