COMETA O CONGIUNZIONE PLANETARIA: CHI GUIDÒ I RE MAGI?
COMETA O CONGIUNZIONE PLANETARIA: CHI GUIDÒ I RE MAGI?
Non vi è presepe senza la sua bella “stella cometa” sopra la grotta della Natività, l’astro che avrebbe guidato i Magi venuti dall’Oriente. Escludendo ipotesi miracolistiche o astruserie aliene, viene da chiedersi se davvero i tre Magi furono guidati nel loro lungo viaggio a Betlemme per la nascita di Gesù da una appariscente e luminosa cometa come la Halley o la Hale-Bopp? O, piuttosto, fu un altro fenomeno celeste a indicare loro la strada da seguire?
Nel Vangelo di Matteo (2:1-12), scritto attorno al 50 d.C., si legge che sarebbe stata una stella che guidò i Magi per adorare il Re dei Giudei: “Nato Gesù in Betlemme di Giuda, al tempo di re Erode, alcuni Magi, venuti da Oriente, giunsero in Gerusalemme e chiesero “Dove è il nato re dei Giudei? Perché noi abbiam veduto la sua stella in Oriente e siam venuti per adorarlo”… Allora Erode, fatti venire segretamente i Magi, si fece precisare da loro con ogni diligenza il tempo in cui la stella era loro apparsa… I magi, udito il re, se ne partirono. Ed ecco la stella che avevano visto in Oriente andar loro innanzi, finché, giunta sopra il luogo dove era il bambino, si fermò”.
Stella che, nel tempo, l’immaginario popolare la trasformò in “cometa di Gesù Bambino” e che poi sarebbe diventata il curioso ibrido “stella cometa”, un oggetto inesistente nel cosmo, come se chiamassimo un organismo “lucciola-pesce lanterna” soltanto perché sia la lucciola sia il pesce lanterna posseggono organi bioluminescenti, ma l’una è un insetto, l’altro è un pesce abissale. L’astro chiomato, infatti, fa parte del Sistema solare e lascia in cielo una scia luminosa effimera che si forma per la sublimazione dei ghiacci del suo nucleo sotto l’azione del vento solare; le stelle, invece, sono astri che brillano di luce propria e distano da noi anni luce (un anno luce corrisponde a novemila miliardi e mezzo di chilometri e la più vicina, Proxima Centauri, si trova a 4,26 anni luce dal Sole). In ogni caso, una stella non avrebbe mai potuto essere un utile punto di riferimento indicante una direzione ai Magi, perché una sola stella non cambia mai posizione nel cielo per effetto della rotazione terrestre ed è la Stella Polare che indica costantemente il nord. E, poi, come si fa a seguire una stella di giorno con i bagliori solari che ne impedirebbero l’individuazione in cielo?
Scartata l’ipotesi della stella, gli astronomi non sono mai stati convinti neppure sulla natura cometaria dell’astro che, oltre duemila anni fa, avrebbe guidato Baldassarre, Gaspare e Melchiorre. In nessun documento antico, infatti, si trovano tracce inequivocabili sul transito in cielo di una cometa nel periodo in cui nacque Gesù. Rimane in piedi l’ipotesi della congiunzione planetaria sostenuta da Keplero, il quale era convinto che a guidare i Magi fu la presenza nei cieli dell’antica Mesopotamia (l’odierno Iraq) della congiunzione che si verificò per ben tre volte nel corso dell’anno 7 a.C., presunta data di nascita di Gesù, fra i pianeti Giove e Saturno proiettati tra le stelle della costellazione dei Pesci.
Quale che sia stato l’astro luminoso che avrebbe guidato i Magi nel loro lungo viaggio a Betlemme per la nascita di Gesù, su una cosa sono tutti d’accordo: nella celebre Natività all’interno della stupenda Cappella degli Scrovegni, a Padova, Giotto associa la stella a una cometa dalla lunga coda e la dipinse come realmente vide, nel 1301, rimanendone impressionato, la cometa di Halley, con un nucleo sferico e non irto di punte come quella dei presepi.
IL BACIO CELESTE TRA GIOVE SATURNO NEL GIORNO DEL SOLSTIZIO INVERNALE
Mai, prima d’ora, era capitato di salutare l’anno appena trascorso senza alcun rimpianto, si può dire che quasi l’abbiamo scacciato. Ma se è stato, il 2020, un anno nefasto sotto tutti i punti di vista, altrettanto non si può dire da quello astronomico, perché oltre ai consueti fenomeni che puntualmente si ripetono anno dopo anno, lo ricorderemo, tra i tanti avvenimenti celesti, come l’anno del passaggio inatteso della fantastica cometa Neowise, scoperta il 27 marzo, mentre nel mondo infuriava la devastante pandemia causata dal SARS-CoV-2, il ceppo di Coronavirus cui è associata la terribile malattia Covid-19.
Ma il 2020 resterà negli annali astronomici pure per il “bacio celeste” tra Giove e Saturno, i due giganteschi pianeti gassosi del nostro sistema planetario. L’anno, infatti, era agli sgoccioli, mancavano appena una decina di giorni prima di liberarcene per sempre e l’appuntamento era imperdibile: il 21 dicembre, giorno del solstizio invernale, poco dopo il tramonto del Sole, guardando il cielo in direzione sud-ovest, tra le stelline della costellazione del Capricorno, c’era da ammirare un raro spettacolo offerto gratuitamente dalla Natura: la strettissima congiunzione tra Giove e Saturno, bassi sull’orizzonte. Quella sera, però, le nuvole affollarono i cieli di mezza Italia, Sicilia compresa, e non permisero di vedere i due giganti gassosi giungere alla conclusione del loro lungo inseguimento, trovarsi allineati e, prospetticamente, tornare a essere vicinissimi come quattro secoli fa, a dar luogo a una congiunzione talmente stretta da dare l’impressione, a chi osservava a occhio nudo, di vedere un unico luminosissimo pianeta.
Come tutte le congiunzioni planetarie, pure quella tra Giove-Saturno è un evento piuttosto frequente, accade all’incirca ogni 20 anni. Il vero Signore degli anelli, infatti, impiega quasi 30 anni per compiere una rivoluzione intorno al Sole, mentre Giove circa 12 anni. Fatti i calcoli, ogni 20 anni, Giove “raggiunge” Saturno ed ecco che si verifica la congiunzione tra i due pianeti. Ma ciò che ha reso straordinaria quella del 21 dicembre dello scorso anno è stata la separazione tra i due pianeti di un solo decimo di grado. Nella realtà, essendo le congiunzioni prospettiche, i pianeti Giove e Saturno erano ben distanti tra essi, a 734 milioni di chilometri l’uno dall’altro, più precisamente Giove era a 886 milioni di chilometri da noi e Saturno a un miliardo e 620 milioni. Oltre che a occhio nudo, il raro fenomeno celeste fu possibile osservarlo sia con un binocolo (con un 10×50 fu possibile inquadrare Giove e Saturno nello stesso campo visivo) sia con un piccolo telescopio riflettore o rifrattore per inquadrare Io, Europa, Ganimede e Callisto, le quattro lune galileiane attorno a Giove, nonché di ammirare il favoloso sistema di anelli di Saturno e Titano, la sua luna più grande.
Quella del solstizio invernale dell’anno passato è stata, dunque, la prima congiunzione Giove–Saturno del terzo millennio e la più stretta dal 1623, anno in cui erano ancora in vita Galileo Galilei e Giovanni Keplero. Quest’ultimo, 397 anni fa, osservò una congiunzione stretta tra Giove e Saturno, ma non ebbe fortuna, perché nei primi giorni i due pianeti erano troppo vicini al Sole, nei giorni seguenti il cielo di Praga fu sempre coperto da nuvole. Dovette attendere una settimana, il giorno di Natale del 1623, il povero Keplero, per osservare i due pianeti vicini, ma ormai non più al minimo della loro distanza. Neppure in Sicilia siamo stati più fortunati di Keplero, le nuvole ci hanno impedito la visione di questo “bacio” tra Giove e Saturno. Per rivederlo dovremo attendere le prossime congiunzioni che si verificheranno il 31 ottobre 2040 e il 7 aprile 2060, ma per osservarne una così stretta come quella del 21 dicembre scorso bisognerà aspettare il 15 marzo del 2080.
GIUSEPPE SPERLINGA
STELLE CADENTI, SUPERLUNA ED ECLISSE TOTALE DI LUNA (NON VISIBILE DALL’ITALIA) NEL CIELO DI MAGGIO 2021
GLI INCONTRI RAVVICINATI PRIMAVERILI DELLA LUNA NEL CIELO DI APRILE 2021
RUGGISCE IL LEONE NEL CIELO DELL’EQUINOZIO DI PRIMAVERA
RUGGISCE IL LEONE NEL CIELO DELL’EQUINOZIO DI PRIMAVERA
Col mese di marzo arriva la primavera. Per convenzione, l’1 entra la primavera meteorologica, il 20 quella astronomica. Pure quest’anno, infatti, l’equinozio primaverile cade il 20, giorno in cui il dì ha la stessa durata della notte ovunque e a mezzogiorno il Sole è allo zenit sull’equatore. Nel nostro emisfero ha inizio la primavera, l’autunno in quello australe, i poli terrestri sono tagliati in due parti uguali dal circolo d’illuminazione, il Sole sorge e tramonta rispettivamente a Est e a Ovest e passa per il punto d’Ariete (l’intersezione tra il piano dell’equatore celeste e l’eclittica) così chiamato perché, duemila anni fa, era proiettato nella costellazione dell’Ariete. Tale punto, oggi, dovrebbe essere ridenominato in “Punto dei Pesci”, perché a causa della precessione degli equinozi si trova proiettato, appunto, nella costellazione dei Pesci. Per i Cristiani, la data dell’equinozio primaverile è importante ai fini del calcolo della data della Pasqua, che si celebra la prima domenica (4 aprile) successiva al Plenilunio (28 marzo) che segue l’equinozio di primavera, che per la Chiesa si verifica sempre il 21 marzo.
Il Sole attraversa le stelle dell’Acquario fino al 12 marzo, dopo passa nei Pesci. Le giornate continueranno ad allungarsi perché la nostra stella diurna sorge sempre prima e tramonta sempre dopo. Alla latitudine di Catania, l’1 sorge alle 6,29 e tramonta alle 17,56; il giorno dell’equinozio sorge alle 6,03 e tramonta alle 18,12; il 31 sorge alle 5,48 e tramonta alle 18,21. In altri termini, alla fine del mese, le giornate si allungheranno di 66 minuti. La Luna sarà all’Ultimo Quarto il 6, avremo il Novilunio il 13, il Primo Quarto il 21 e, come già detto, il Plenilunio domenica 28, giorno in cui, in Italia, entrerà in vigore l’Ora Estiva (la cosiddetta “ora legale”), che corrisponde a un’ora in più rispetto all’ora solare (Tmec, Tempo medio dell’Europa centrale), ovvero due ore in più rispetto al Tempo universale (Tu). Il minuscolo Mercurio è difficile scorgerlo alle prime luci dell’alba basso sull’orizzonte orientale. Venere non sarà osservabile per tutto il mese, perché si avvicina sempre di più al Sole, lo rivedremo alla fine di aprile al tramonto. Il pianeta rosso, Marte, sarà visibile nella prima parte della notte a occidente, tra le stelle del Toro, dove sarà protagonista di incontri ravvicinati con le Pleiadi, le Iadi e la luminosa Aldebaran, l’occhio rosso del Toro. Giove e Saturno saranno visibili all’alba. Degli ultimi due giganti gassosi del Sistema solare, Urano e Nettuno, soltanto il primo sarà osservabile nel cielo occidentale, molto basso, nelle prime ore serali.
Pur essendo ancora presenti le grandi costellazioni che hanno dominato il cielo invernale, a oriente ha già fatto il suo ingresso l’inconfondibile silhouette del Leone composta dalle stelle Denebola (la coda), Algeiba (la criniera), Zosma e Regolo (il Piccolo Re) che formano il corpo del Leone, mentre Adhafera, Al Ashfar e Al Ras ne disegnano la testa. In questa costellazione, spicca il “Tripletto del Leone” formato dalle galassie a spirale M66, M65 e NGC 3628 distanti 35 milioni di anni luce dalla Terra. Denebola, Arturo del Boote e Spica della Vergine sono i vertici del “Triangolo di Primavera”, asterismo visibile nell’emisfero boreale nei mesi primaverili. La costellazione del Leone deve il suo nome al Leone di Nemea ucciso da Ercole nella prima delle sue dodici fatiche. Il feroce felino viveva in una caverna, usciva soltanto per uccidere le genti del luogo ed era protetto da una folta pelliccia resistente a qualsiasi arma che lo rendeva invulnerabile. Per tale motivo, Ercole fu costretto ad affrontarlo a mani nude, lo strozzò, gli tolse la pelle e, dopo averla indossata, divenne invulnerabile a sua volta. Sempre a oriente, fa capolino la Vergine, che è una delle più grandi costellazioni del cielo, domina i cieli da febbraio fino a luglio e tra le stelle più importanti troviamo la brillante Spica (nei pressi della quale vi è la famosa galassia Sombrero), Porrima e Vindemiatrix (Vendemmiatrice), che, con il suo sorgere, avvisava quando avviare la vendemmia. Procedendo verso ovest, s’incontrano le costellazioni zodiacali del Cancro, dei Gemelli e del Toro, che si avviano a tramontare. Sempre nel cielo occidentale, sono pronte a salutarci pure il gigantesco Orione con i suoi fedeli Cane Maggiore con Sirio e Cane Minore con Procione. Nel cielo settentrionale, campeggiano le immancabili costellazioni circumpolari di Cassiopea riconoscibile per la sua forma a “W” e il Gran Carro dell’Orsa Maggiore disposte ai lati opposti del Piccolo Carro dell’Orsa Minore con la Polare, con la prima molto bassa a Nord-Est e la seconda molto alta a Nord-Ovest.
Le congiunzioni del mese. Da non perdere, alle 22 del 3 marzo, la congiunzione tra Marte e l’ammasso aperto delle Pleiadi (M 45). A coloro che amano alzarsi prima dell’alba, segnaliamo, alle 5,45 del 5 marzo, sull’orizzonte orientale, l’incontro ravvicinato tra il gigantesco Giove e l’elusivo Mercurio, assai bassi sull’orizzonte, con Saturno poco distante che fa da spettatore, tutt’e tra i pianeti sullo sfondo delle stelline del Capricorno. E, ancora, prima dell’alba del 10, il falcetto di Luna calante incontra il trio planetario di prima. Bellissimo il balletto serale del 18 e 19 marzo, nel cielo occidentale, tra la falce di Luna crescente con Marte, le Pleiadi, Aldebaran e le Iadi, nella costellazione del Toro.
GIUSEPPE SPERLINGA
IL CIELO DI FEBBRAIO 2021
IL CIELO DEL 2021 E DI GENNAIO
RICCO DI EVENTI IL CIELO DEL 2021
Per conoscere quali eventi ha in serbo il cielo nell’anno nuovo, gli astronomi non interpellano un oracolo né scrutano nella sfera di cristallo, l’uno e l’altra li lasciano a coloro che ammanniscono previsioni astrologiche, oroscopi e amenità discorrendo. È nota sin dall’antichità la periodicità dei fenomeni astronomici, i quali si verificano puntualmente anno dopo anno, fatte salve le apparizioni di nuove comete o di asteroidi. Ma vediamo quali sono i principali fenomeni che caratterizzano l’anno astronomico che sta per iniziare, rimandando il lettore che volesse saperne di più alla consultazione dell’”Almanacco 2021” supplemento al n. 4 della rivista “Astronomia” dell’Unione Astrofili Italiani e dell’agenda “Il Cielo 2021” (Drioli editore). La Terra sarà al perielio il 2 gennaio, anziché il 3 o il 4 o il 5 come negli anni passati. Quel giorno, il nostro pianeta sarà alla minima distanza dal Sole (147.093.052 km). Il 5 luglio sarà in afelio, ossia raggiungerà la massima distanza dalla nostra stella diurna (152.100.376 km). L’equinozio di primavera cadrà ancora il 20 marzo, il solstizio d’estate slitterà di un giorno, il 21 giugno, manterranno le stesse date dello scorso anno sia l’equinozio d’autunno (22 settembre) sia il solstizio d’inverno (21 dicembre).
Nel nuovo anno si verificheranno due eclissi lunari e due solari: una totale di Luna (26 maggio) che non sarà visibile dall’Italia; una anulare di Sole (10 Giugno), che per noi sarà parziale e visibili solo le fasi iniziali dalle regioni centro-settentrionali italiane; una lunare parziale (19 novembre) anch’essa visibile dal nord Italia; una totale di Sole (4 dicembre) che non sarà visibile dal nostro Paese.
La Terra nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole incontra numerosi frammenti lasciati dalla disgregazione di comete e di asteroidi. Questi detriti spaziali, penetrando nella nostra atmosfera, bruciano lasciando scie luminose, dando così origine alle cosiddette “stelle cadenti”. Ecco quali sciami meteorici vedremo quest’anno: le Quadrantidi, dal 27 dicembre al 10 gennaio con un picco nel cuore della notte tra il 3 e il 4 gennaio; le Liridi, dal 15 al 28 aprile (picco notte del 21-22); le Eta Aquaridi, dal 19 aprile al 28 maggio (picco tra il 6-7 maggio); le celeberrime Perseidi, popolarmente note come “lacrime di San Lorenzo”, dal 17 luglio al 26 agosto (picco nella notte tra l’11 e il 12 agosto); le Orionidi, dal 2 ottobre al 7 novembre (picco il 21-22 ottobre); le Leonidi, dal 6 al 30 novembre (picco nella notte del 16-17); le Geminidi, dal 4 al 17 dicembre (picco il 13-14); le Ursidi dal 17 al 26 dicembre (picco il 22-23). Purtroppo, il nuovo anno sarà avaro di comete, a meno che non ne appaia qualcuna senza preavviso, com’è stato per la famosa C/2020 F3 Neowise, che nella scorsa estate mobilitò gli astronomi non professionisti del mondo intero. Rapido excursus planetario. Mercurio sarà visibile al tramonto nel cielo occidentale, ma le date favorevoli saranno quella del 15 maggio, quando tramonta circa due ore dopo il Sole, e quella del 25 ottobre, un’ora e mezza prima dell’alba. Venere continuerà a essere “Lucifero” nel cielo orientale dove precede il sorgere del Sole, ma da aprile sarà “Vespero” e lo vedremo nel cielo serale fino alla fine dell’anno. Marte continua a essere visibile appena fa buio molto alto nel cielo sud-orientale, in primavera e in estate sarà sempre più basso nel cielo occidentale, ma negli ultimi mesi lo rivedremo all’alba. Giove e Saturno saranno sempre più bassi nel cielo occidentale e in fase di allontanamento reciproco dopo l’“abbraccio” dello scorso 21 dicembre, fino a diventare inosservabili, ma in estate torneranno a essere visibili nelle ore notturne. Urano e Nettuno li vedremo nella prima parte della notte nell’orizzonte sud-orientale, in primavera saranno in congiunzione col Sole e non saranno visibili, ma torneranno a essere osservabili nelle ore notturne dell’autunno quando saranno in opposizione al Sole. Tra le tante congiunzioni, segnaliamo la danza planetaria a tre con Giove, Saturno e Mercurio, bassi sull’orizzonte sud-occidentale, alle 17.20, dal 9 al 12 gennaio e, allo stesso orario del 14, il balletto celeste tra la Luna, Mercurio e Giove. Altri incontri planetari da non perdere sono quelli tra la Luna, Marte e Venere del 12 luglio; ancora la Luna ma stavolta con Giove e Saturno del 17 settembre e dell’11 novembre; l’ultimo appuntamento planetario dell’anno sarà quello tra Mercurico e Venere del 29 dicembre.
Nel cielo di gennaio, a oriente, cominciano ad apparire il Cancro e il Leone. Dalla parte opposta, si avviano al tramonto l’Ariete e i Pesci, al di sopra delle quali, procedendo verso est si notano Pegaso e Andromeda. Nel cielo meridionale continua a giganteggiare il grande cacciatore Orione, vero protagonista del cielo invernale, in compagnia dei suoi due fedeli cani: Sirio del Cane Maggiore e Procione del Cane Minore. A nord, come sempre, il Piccolo Carro dell’Orsa Minore con la Polare e la lunga costellazione del Drago. Allo zenit, sono ben evidenti i Gemelli con le luminose Castore e Polluce, l’Auriga con la luminosa Capella, la mitologica capretta Amaltea con il latte della quale fu nutrito Zeus, il Toro con la supergigante rossa Aldebaran e Perseo.
Buon anno e cieli sereni a tutti.
GIUSEPPE SPERLINGA
IL BACIO CELESTE TRA GIOVE SATURNO NEL GIORNO DEL SOLSTIZIO INVERNALE
NEL CIELO DICEMBRE BRILLA MARTE MA PRESTO IL GRANDE CACCIATORE ORIONE GLI RUBERA’ LA SCENA CELESTE
TORNERA’ A FUNZIONARE L’OTTOCENTESCO OROLOGIO SOLARE A ORE ITALICHE DI VALVERDE (CT)