Stelle e Ambiente

Il Cielo

IL BACIO CELESTE TRA GIOVE SATURNO NEL GIORNO DEL SOLSTIZIO INVERNALE

Lunedì 21 dicembre, giorno del Solstizio invernale, dopo il tramonto, puntiamo lo sguardo verso sud-ovest per ammirare un grande evento astronomico: la rara strettissima congiunzione tra Giove e Saturno.
Il quotidiano La Sicilia di oggi dedica quasi una pagina con un articolo a firma di chi scrive sullo straordinario fenomeno celeste.
Per agevolarne la lettura, ecco il testo, seguito da un secondo pezzo che, purtroppo, per esigenze di spazio non è stato possibile pubblicare.
Buona lettura e, mi raccomando, l’appuntamento è da non perdere!
Giuseppe Sperlinga
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IL BACIO CELESTE TRA GIOVE SATURNO NEL GIORNO DEL SOLSTIZIO INVERNALE
L’appuntamento è imperdibile. Il 21 dicembre, poco dopo il tramonto del Sole, piantate in asso tutto, concedetevi una pausa e volgete lo sguardo verso il cielo, in direzione sud-ovest, tra le stelline della costellazione del Capricorno, per ammirare un raro spettacolo offerto gratuitamente dalla Natura: l’abbraccio celeste tra i pianeti Giove e Saturno bassi sull’orizzonte. Se le nuvole non si metteranno di traverso, a quell’ora del giorno del solstizio invernale, dopo quattro secoli, i due giganti gassosi del Sistema solare concluderanno il loro lungo inseguimento, saranno allineati e, prospetticamente, torneranno a essere vicinissimi: la loro congiunzione sarà talmente stretta da dare l’impressione, a chi osserva a occhio nudo, di vedere un unico luminosissimo pianeta. Come tutte le congiunzioni planetarie, pure quella tra Giove-Saturno è un evento piuttosto frequente, accade all’incirca ogni 20 anni. Il vero Signore degli anelli, infatti, impiega quasi 30 anni per compiere una rivoluzione intorno al Sole, mentre Giove circa 12 anni. Fatti i calcoli, ogni 20 anni, Giove “raggiunge” Saturno ed ecco che si verifica la congiunzione tra i due pianeti. Ma ciò che rende straordinaria quella del 21 dicembre di quest’anno è che la separazione tra i due pianeti sarà di un solo decimo di grado.
Nella realtà, essendo le congiunzioni prospettiche, i pianeti saranno ben distanti tra essi. Si troveranno, infatti, a 734 milioni di chilometri l’uno dall’altro, più precisamente Giove sarà a 886 milioni di chilometri da noi e Saturno a un miliardo e 620 milioni. Oltre che a occhio nudo, il raro fenomeno celeste potrà essere osservato con un binocolo 10×50 per inquadrare Giove e Saturno nello stesso campo visivo. L’uso di un piccolo telescopio riflettore o rifrattore consentirà di inquadrare Io, Europa, Ganimede e Callisto, le quattro lune galileiane attorno a Giove, nonché di ammirare il favoloso sistema di anelli di Saturno e Titano, la sua luna più grande.
Quella del solstizio invernale di quest’anno sarà, dunque, la prima congiunzione Giove–Saturno del terzo millennio e la più stretta dal 1623, vale a dire ai tempi di Galileo Galilei e Giovanni Keplero. L’astronomo tedesco, 397 anni fa, osservò una congiunzione stretta tra Giove e Saturno, ma non ebbe fortuna, perché nei primi giorni i due pianeti erano troppo vicini al Sole, nei giorni seguenti il cielo di Praga fu sempre coperto da nuvole. Dovette attendere una settimana, il giorno di Natale del 1623, il povero Keplero per osservare i due pianeti vicini, ma ormai non più al minimo della loro distanza.
Noi ci auguriamo di essere più fortunati di Keplero e la sera del solstizio d’inverno non lasciamoci sfuggire la visione di questo “bacio” tra Giove e Saturno, perché le prossime congiunzioni si verificheranno il 31 ottobre 2040 e il 7 aprile 2060, ma per vederne una così stretta come quella di quest’anno bisognerà attendere 15 marzo del 2080.
                                                                                    GIUSEPPE SPERLINGA
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FU LA TRIPLA CONGIUNZIONE GIOVE-SATURNO DELL’ANNO 7 A.C. A GUIDARE I RE MAGI FINO ALLA CAPANNA DI GESÙ BAMBINO?
Nel Vangelo di Matteo (2,1-12) si legge che sarebbe stata una stella che guidò i Magi apparsi dall’Oriente per adorare il Re dei Giudei. Stella che, nel tempo, l’immaginario popolare la trasformò in “cometa di Gesù Bambino”. Gli astronomi, pur ritenendola suggestiva, non sono mai stati convinti sulla natura cometaria dell’astro che, oltre duemila anni fa, avrebbe guidato Baldassarre, Gaspare e Melchiorre. In nessun documento antico, infatti, si trovano tracce inequivocabili sul transito in cielo di un astro chiomato nel periodo in cui nacque Gesù. Rimane in piedi l’ipotesi della congiunzione planetaria sostenuta da Keplero, il quale era convinto che a guidare i Magi fu la presenza nei cieli dell’antica Mesopotamia (l’odierno Iraq) della congiunzione che si verificò per ben tre volte nel corso dell’anno 7 a.C., presunta data di nascita di Gesù, fra i pianeti Giove e Saturno proiettati tra le stelle della costellazione dei Pesci.
Quale che sia l’astro luminoso che avrebbe guidato i Magi nel loro lungo viaggio a Betlemme per la nascita di Gesù, su una cosa sono tutti d’accordo: nella sua celebre Natività all’interno della stupenda Cappella degli Scrovegni, a Padova, Giotto associa la stella a una cometa dalla lunga coda e la dipinse come realmente vide, nel 1301, rimanendone impressionato, la cometa di Halley, con un nucleo sferico e non irto di punte come quella dei presepi.
                                                   G.S.
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NEL CIELO DICEMBRE BRILLA MARTE MA PRESTO IL GRANDE CACCIATORE ORIONE GLI RUBERA’ LA SCENA CELESTE

Il quotidiano “La Sicilia” di giovedì 3 dicembre 2020 pubblica la consueta rubrica mensile di divulgazione astronomica dedicata al cielo di dicembre 2020 curata, dal 2012, da chi scrive.
Purtroppo, esigenze di spazio hanno richiesto il sacrificio di qualche periodo. Ecco, dunque, qui di seguito il testo integrale.
Buona lettura e cieli sereni a tutti!
Giuseppe Sperlinga
NEL CIELO DICEMBRE BRILLA MARTE MA PRESTO IL GRANDE CACCIATORE ORIONE GLI RUBERA’ LA SCENA CELESTE
Nel cielo di dicembre, Marte continuerà a brillare come un rubino. Ma, presto gli ruberà la scena celeste il grande cacciatore Orione, come sempre accompagnato dai suoi due fedeli cani, Sirio del Cane Maggiore e Procione del Cane Minore.
“La mattina, quando egli andò a svegliare il nipote, ci volevano due ore per l’alba, e ‘Ntoni avrebbe preferito starsene ancora un po’ sotto le coperte; allorché uscì fuori nel cortile sbadigliando, il Tre bastoni (le tre stelle della cintura di Orione, ndr) era ancora alto verso l’Ognina, colle gambe in aria, la Puddara (l’ammasso stellare delle Pleiadi, ndr) luccicava dall’altra parte, e il cielo formicolava di stelle che parevano le monachine (le faville sprigionate da un fuoco, ndr) quando corrono sul fondo nero della padella”. Così il Verga nel suo celeberrimo romanzo “I Malavoglia” descrive l’aspetto del cielo di un inverno ottocentesco che “formicolava di stelle”. Il cielo di dicembre, infatti, è dominato, a sud, dalla imponente costellazione di Orione. Il grande cacciatore sarà il vero protagonista dei freddi cieli invernali. Facilmente riconoscibile per la sua caratteristica forma a clessidra, la spalla destra è occupata dalla supergigante rossa Betelgeuse (nome di origine araba, si legge com’è scritto); in quella sinistra brilla Bellatrix (la guerriera); il piede sinistro è occupato dalla stella supergigante blu Rigel, la più luminosa della costellazione; in corrispondenza del piede destro vi è la stella gigante rossa Saiph. Poi vi sono le tre stelle allineate Alnitak, Alnilam e Mintaka che formano la “Cintura di Orione”, da cui pendono le tre stelle che formano la “Spada”, al centro della quale vi è la famosa Nebulosa di Orione (M42). Prolungando verso sud-est la linea della Cintura, si arriva a Sirio, la stella più luminosa dell’intera volta celeste, che con Betelgeuse e Procione formano l’asterismo del “Triangolo invernale”, a nord del quale si trova la costellazione dei Gemelli, i Dioscuri Castore e Polluce, con le stelle disposte a rettangolo leggermente inclinato. Qualcuno, ingenuamente, crede che ci sia un allineamento identico tra le tre piramidi di Giza dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino, e le tre stelle della Cintura di Orione. Attualmente, in cielo, tale correlazione non sussiste né sussisteva all’epoca della costruzione delle piramidi, avvenuta nel 2.450 a.C. L‘esatta corrispondenza si sarebbe verificata quasi diecimila anni dopo, nel 12.000 a.C. Nel cielo orientale, fa capolino il Leone con la brillante Regolo (Piccolo re), costellazione dedicata al Leone di Nemea, che fu strangolato da Ercole, il quale si rivestì della sua pelle, mentre la testa la usò come elmo. Dalla parte opposta del cielo, a ovest, c’è ancora tempo per osservare il Quadrato di Pegaso, Andromeda e Perseo. A nord, attorno alla Stella Polare del Piccolo Carro dell’Orsa Minore, continua l’incessante rotazione delle costellazioni circumpolari con il Gran Carro che si eleva sull’orizzonte, mentre dall’altra parte s’inizia il declino di Cefeo e di Cassiopea.
Quest’anno il solstizio invernale cade il 21 dicembre, giorno in cui avremo il dì più corto e la notte più lunga dell’anno: ha inizio l’inverno astronomico (quello meteorologico comincia il 1° dicembre), i raggi solari sono perpendicolari al Tropico del Capricorno, il Sole raggiunge la minima altezza sull’orizzonte, rimane per sei mesi sopra l’orizzonte per il Polo Sud e sotto l’orizzonte per il Polo Nord. La nostra stella diurna, per la disperazione di coloro che credono negli oroscopi, continua ad attraversare la costellazione dell’Ofiuco fino al 18, giorno in cui passa a quella del Sagittario, sempre pronto a scoccare la sua micidiale sagitta contro lo Scorpione qualora dovesse cedere alla tentazione di pungere di nuovo il gigante Orione.
Uno sguardo ai pianeti. Mercurio sarà visibile con difficoltà all’alba fino alla metà del mese, lo rivedremo nel cielo serale di gennaio. Venere continua a illuminare come un faro il cielo orientale, un paio di ore prima del sorgere del Sole. Marte è già visibile dopo il tramonto del Sole a sud-est, in prima serata culmina a Sud e dopo mezzanotte, sarà basso nel cielo occidentale. Giove e Saturno, molto bassi sull’orizzonte occidentale, saranno i protagonisti di una strettissima congiunzione la sera del solstizio invernale, il 21, evento che si verifica ogni vent’anni, ma l’ultima volta che i due pianeti giganti si sono venuti a trovare così stretti è accaduto ai tempi di Galileo e Keplero, quattro secoli fa, la prossima accadrà il 31 ottobre 2040. Urano è visibile nel cielo meridionale per gran parte della notte. Nettuno è osservabile nella prima parte della notte nel cielo sud-occidentale.
Reso infausto dalla pandemia del Coronavirus, il 2020 si chiude con uno spettacolo pirotecnico celeste imperdibile, se le nuvole lo permetteranno: le stelle cadenti delle Geminidi e delle Ursidi. Le prime sono l’unico sciame meteorico generato da un asteroide (Fetonte) anziché da una cometa e sarà visibile dal 4 al 17 dicembre, con un picco nella notte tra il 13 e il 14 dicembre (un centinaio di stelle cadenti all’ora). Si chiamano Geminidi perché il loro radiante è situato nei pressi della stella Castore della costellazione dei Gemelli. Otto giorni dopo, ci sarà la pioggia di stelle cadenti delle Ursidi, il cui radiante è nella costellazione dell’Orsa Minore.
GIUSEPPE SPERLINGA
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TORNERA’ A FUNZIONARE L’OTTOCENTESCO OROLOGIO SOLARE A ORE ITALICHE DI VALVERDE (CT)

 

Presto tornerà agli antichi splendori l’ottocentesco orologio solare a ore italiche di corso Vittorio Emanuele III di Valverde (CT). Il sindaco architetto Angelo Spina e l’assessora Maria Carmela Gammino, mostrando una straordinaria sensibilità culturale che raramente abbiamo constatato, in oltre 40 anni, nella stragrande maggioranza di amministratori comunali con i quali sono stato in contatto, hanno dato il via libera al progetto di restauro conservativo proposto dall’associazione Stelle e Ambiente ed elaborato dal geometra Michele Trobia, esperto di Gnomonica e progettista di quadranti solari. A eseguire il restauro conservativo sarà la ditta Calvagna di Aci S. Antonio.
Ne dà notizia il quotidiano “La Sicilia” di oggi, martedì 20 ottobre 2020, con un articolo a firma dell’amico e collega Carmelo Di Mauro, corrispondente da Valverde, che ringrazio per la collaborazione.
Qui di seguito, il testo della richiesta di intervento al sindaco Spina
per recuperare l’antico orologio solare che risale al 1854 inviata da chi scrive nella qualità di presidente di Stelle e Ambiente.
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Gentile Signor Sindaco,
come Le è noto, i quadranti solari, comunemente chiamati “orologi solari”, sono strumenti che fin dai tempi più antichi e fino alla metà del XIX secolo hanno consentito all’uomo di scandire il tempo per regolare le attività della propria vita quotidiana.
Anche se intorno al XV–XVI secolo cominciarono a fiorire i primi orologi meccanici da torre, l’uomo ebbe sempre bisogno di regolare i meccanismi degli ingranaggi con un Orologio solare. I Quadranti solari, dunque, sono dei reperti storici di altissimo valore storico-didattico che spiegano la storia della evoluzione del tempo, che è pure la storia dell’evoluzione del pensiero umano.
Spiegare alla gente, e soprattutto alle scolaresche, come funziona un quadrante solare con il movimento apparente del Sole attorno alla Terra significa spiegare loro come funziona l’universo che ci circonda. L’orologio solare contiene tutti gli elementi di base della Meccanica celeste e, soprattutto, del movimento del Sole nel segnare l’ora nei vari periodi e stagioni dell’anno. Tutte le Istituzioni civiche che hanno trovato e restaurato questi “strumenti” hanno voluto recuperare, per la comunità, uno strumento da leggere, capire e tornare indietro nel tempo per comprendere come si è arrivati a scandire il tempo oggi.
I primi quadranti furono quelli a “ore canoniche” e furono realizzati nei conventi a uso dei monaci per regolare la loro vita secondo la regola benedettina “Ora et labora”. Le ore canoniche sono un’antica suddivisione della giornata sviluppata nella Chiesa cattolica per la preghiera in comune. Più precisamente, le 6 corrispondevano l’Ora Prima; le 9 all’Ora Terza; le 12 all’Ora Sesta; le 15 all’Ora Nona; al tramonto, i Vespri.
Gli orologi solari a “ore italiche”, invece, segnavano le ore del giorno a partire dal tramonto del Sole del giorno precedente. Vale a dire, l’ora 24 coincidente con l’ora 0, e dunque l’inizio della giornata, era coincidente con il tramonto del Sole. Ciò perché a quei tempi, al tramonto del Sole, l’attività e la vita dell’uomo terminava per ricominciare al sorgere del Sole del giorno dopo. A differenza della suddivisione delle ore moderne, a partire dalla mezzanotte, le ore italiche erano differenti di 6 ore con le ore moderne. Per esempio, le ore 22 del quadrante italico corrispondono alle ore 16 del nostro orologio moderno, le ore 23 alle ore 17 e così via. Tali quadranti solari non sono molto diffusi nel territorio siciliano. Uno di essi, risalente al 1854, si trova collocato sul prospetto di un edificio privato di Corso Vittorio Emanuele III, nei pressi del civico 124, di Valverde (Ct). Esso, purtroppo, non è perfettamente funzionante, andrebbe restaurato e riportato all’antico splendore e restituito alla visibilità dei cittadini di Valverde, perché pur essendo situato sulla parete di una proprietà privata è pur sempre uno strumento di grande rilevanza culturale che utilizzarono i nostri avi per la misura del tempo con le ombre del Sole.
Esiste un Catalogo nazionale dove sono inseriti tutti gli orologi solari d’Italia. In Sicilia, sono stati censiti 73 Comuni per un totale di 196 Orologi solari. Nel Catanese sono stati censiti i Comuni di Catania, Aci Catena, Acireale, Gravina di Catania, Mineo, Pedara e Trecastagni. Si potrebbe, ora, aggiungere pure Valverde.
Al fine di preservare il quadrante solare a Ore italiche di Valverde dal degrado causato dalle intemperie e da altri fenomeni naturali, l’Associazione “Stelle e Ambiente” per la ricerca e la divulgazione astronomica e ambientale “Marcello La Greca” di Catania, che ho l’onore di presiedere, chiede all’Amministrazione Comunale di Valverde da Ella presieduta di autorizzare sia il restauro conservativo del prezioso manufatto sia la realizzazione di un nuovo quadrante a ore italiche da collocare nello spazio sottostante a quello ottocentesco, nonché di provvedere alla copertura degli oneri finanziari che l’intervento richiede.
In questa prospettiva, certi del benevolo accoglimento della presente richiesta, si trascrive qui di seguito il progetto per la realizzazione del secondo orologio solare a ore italiche di Corso Vittorio Emanuele III redatto dal geometra Michele Trobia, esperto di Gnomonica e progettista di quadranti solari, e si allega alla presente il relativo preventivo di spesa per il restauro conservativo a cura del Laboratorio Conservazione Beni Culturali “Calvagna Giovanni” di Aci Sant’Antonio (CT), precisando che nulla è dovuto all’associazione “Stelle e Ambiente” per la collaborazione scientifica prestata essendo un sodalizio culturale che non persegue fini di lucro.
Spese generali e opere necessarie per la progettazione e restauro del “quadrante solare” del 1854 e del nuovo “quadrante a ore Italiche” da collocare nella parte sottostante a quello restaurato e collocati in corso Vittorio Emanuele III presso il civico 124.
Il restauro è proposto dall’Associazione “Stelle e Ambiente” di Catania nella persona del suo Presidente Prof. Giuseppe Sperlinga, il progettista del nuovo orologio solare a ore italiche è il geometra Michele Trobia, la ditta che eseguirà il restauro conservativo dell’orologio solare a ore italiche del 1854 è il Laboratorio Conservazione Beni Culturali “Calvagna Giovanni” di Aci Sant’Antonio.
● Preventive misurazioni, diradate nel tempo, per la esatta determinazione della declinazione della parete secondo i punti cardinali.
● Rilievo dello stato attuale del quadrante inciso nel muro
● Calcolo della lunghezza dello stilo da applicare al quadrante restaurato per ripristinare, anche se approssimativamente, le rette orarie già incise.
● Progettazione, disegni e copie per il quadrante da restaurare
● Progettazione, disegni e copie per il nuovo “quadrante” solare a ore “italiche” con le “Tabelle” relative ai vari elementi identificativi geograficamente e gnomonicamente, riguardanti il quadrante stesso.
● Fornitura degli “stilo” per entrambi i quadranti
● Assistenza in loco ai restauratori durante tutto il periodo dei lavori di restauro.
● Assistenza in loco per la perfetta collocazione degli “stilo” e per la posizione del nuovo quadrante onde assicurare il suo perfetto funzionamento.
● Preparazione della bozza della brochure con riportate, sinteticamente, tutte le indicazioni e le caratteristiche principali riguardanti il “quadrante solare”.
Note
1) La brochure sarà consegnata al Comune di Valverde in bozza e sarà cura dello stesso provvedere, se lo ritiene opportuno, dopo avere inserito sulla stessa una sintetica recensione da parte delle autorità promotori culturali dell’opera, alla sua stampa in tipografia.
2) Durante la collocazione del nuovo quadrante e delle tabelle pertinenti sarà cura del Comune coadiuvare lo gnomonista fornendo la collaborazione di due o tre operai specializzati, con le attrezzature necessarie, per la loro perfetta collocazione che sarà sempre eseguita sotto la responsabilità dello gnomonista.
3) Sarà compito del Comune e sotto la sua completa responsabilità assicurare, con sistemi e mezzi propri, durante tutto il periodo del lavoro di restauro e di collocazione del nuovo quadrante, la sicurezza degli addetti ai lavori e dei cittadini che transitano nelle vicinanze.
4) Dopo l’approvazione del progetto di cui sopra e dello stanziamento delle somme necessarie sarà cura del Comune, attraverso un suo rappresentante, prendere contatti diretti sia con il Laboratorio di restauro sia con la ditta per la stampa dei nuovi quadranti, di cui al preventivo, per stabilire gli accordi economici direttamente fra Ente Committente e ditte esecutrici delle opere.
5) In seguito alla proposta avanzata al Comune dall’Associazione Stelle e Ambiente per il restauro del quadrante solare, si fa presente altresì che per il restauro e la collocazione del nuovo quadrante e delle Tabelle esplicative a esso allegate si procederà occupando parte del prospetto al di sotto del quadrante esistente. Per la collocazione delle Tabelle n° 3 della misura di cm.25 x cm. 35 si dovrà occupare una piccola parte del prospetto alla destra del quadrante esistente e precisamente in quel tratto subito dopo il balcone e dove verticalmente è collocato il pluviale per lo scolo delle acque piovane.
6) L’esigenza di realizzare in basso il secondo quadrante solare nasce dal fatto che il quadrante solare inciso sul muro, che porta la data del 1854, non è perfettamente funzionante perché, verosimilmente, è stato costruito da un appassionato amatore di astronomia e gnomonica, ma un po’ lontano dalle regole e dagli algoritmi elementari della Gnomonica. Di questi casi molti sono gli esempi in Italia, in Sicilia e soprattutto nelle nostre zone. Di tutto ciò se ne parlerà diffusamente nella relazione espositiva. Rimane, pertanto, il valore storico della costruzione, che risale al 1854 e che pone la città di Valverde tra quelle, in Italia, che hanno sentito culturalmente il bisogno di immortalare quel tipo di suddivisione delle ore giornaliere ancora in uso in molte parti d’Italia.
7) Sarà cura dello gnomonista preparare un “Power Point” con proiezioni di slides per commentare, in una sala proposta dal Comune, ovviamente subito dopo l’inaugurazione, il tipo di opera restaurata, quella di nuova costruzione, i motivi del restauro e il valore storico-didattico di esse opere nella Storia della evoluzione del tempo nel corso dei secoli.
In questa prospettiva, certi del benevolo accoglimento della presente richiesta, alleghiamo alla presente il preventivo di spesa per il restauro conservativo dell’orologio solare a ore italiche di Corso Vittorio Emanuele III, precisando che nulla è dovuto all’associazione “Stelle e Ambiente” per la collaborazione scientifica prestata essendo un sodalizio culturale che non persegue fini di lucro.
Con viva cordialità
 
Il Presidente
Prof. Giuseppe Sperlinga
 
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Prof. Giuseppe Sperlinga
Presidente associazione Stelle e Ambiente
Giornalista pubblicista scientifico collaboratore del quotidiano “La Sicilia” di Catania (Tessera Ordine Nazionale dei Giornalisti n. 61948)
Già Direttore delle Riserve Naturali Integrali “Grotta Monello” (Siracusa) e “Grotta Palombara” (Melilli) dell’Università di Catania
giuseppe.sperlinga@libero.it – giuseppesperlinga@pecgiornalisti.it
Cell. 3402161035 (WhatsApp)

 

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L’OPPOSIZIONE DI MARTE NEL CIELO DI OTTOBRE 2020

CIELO DI OTTOBRE CON MARTE IN OPPOSIZIONE E CINQUE FASI LUNARI

Sarà Marte il vero protagonista del cielo di ottobre. Il pianeta rosso, infatti, sarà osservabile per tutta la notte e la sera del 13 sarà in opposizione, vale a dire in direzione opposta al Sole. In altre parole, Sole, Terra e Marte saranno allineati e, avendo il pianeta rosso superato sette giorni prima il perielio (62 milioni di chilometri dalla nostra stella diurna), si mostrerà più grande del solito e brillerà come un grosso rubino, sarà talmente luminoso da superare persino Giove, entrambi superati soltanto da Venere, che sarà l’oggetto più brillante del cielo, a oriente, prima dell’alba. Marte raggiunge la minima distanza dal Sole (il perielio, appunto) ogni 26 mesi. Quella del 13 ottobre, però, non sarà una opposizione come le altre in passato, perché Marte avrà un diametro angolare di 22,4 secondi d’arco, cioè appena due in meno della grande opposizione del 27 luglio 2018, quando il pianeta si trovò a 57,6 milioni di chilometri dal Sole. Cosa fare per seguire l’evento marziano è presto detto: al tramonto del Sole, vedremo sorgere Marte dalla parte opposta, nel cielo orientale, durante la serata lo vedremo spostarsi per culminare a Sud nelle ore centrali della notte e tuffarsi a occidente prima dell’alba. Per poter apprezzare le principali caratteristiche del pianeta rosso con un certo dettaglio, il bravo Walter Ferreri consiglia l’uso di un ingrandimento di almeno 200x, che può essere fornito, mantenendo una buona nitidezza e luminosità, da telescopi a lenti (rifrattori) da almeno 10-12 cm di diametro o da quelli a specchio (riflettori) da almeno 15 cm. Gli appassionati del cielo non si lasceranno di sicuro sfuggire questa favorevole occasione per puntare verso Marte i loro telescopi e macchine fotografiche, perché la prossima volta un evento così favorevole capiterà nel 2035. Fosse ancora tra noi, il “marziano” Luigi Prestinenza (sempre attuale il suo volume “Marte tra storia e leggenda” con la prefazione della celebre astrofisica Margherita Hack edito nel 2004 dalla editrice Utet), la sera del 13, l’avremmo sicuramente trovato nel suo osservatorio privato di Pedara intento a scrutare il “suo” pianeta. Uno sguardo, adesso, agli altri pianeti e alla Luna. Mercurio sarà difficile da osservare, Saturno sarà visibile nella prima parte della notte, Urano e Nettuno sono osservabili per tutta la notte. In ottobre, si verificheranno cinque fasi lunari: due pleniluni l’1 e il 31, l’ultimo quarto il 10, il novilunio il 16 e il primo quarto il 23. La Luna del 31 ottobre, essendo la seconda Luna Piena del mese è detta “Luna blu”, la “Blue Moon” degli anglosassoni, i quali per indicare un evento raro popolarmente amano dire “once in a blu moon” (“una volta ogni luna blu”), quindi il nostro satellite naturale non muterà affatto il suo argenteo colore.

Nel cielo occidentale, sono ormai prossime al tramonto le costellazioni del Boote con la luminosa Arturo, l’Ofiuco (la tredicesima costellazione che non ha diritto di cittadinanza negli oroscopi) ed Ercole, nonché l’asterismo del Triangolo Estivo ai cui vertici vi sono Altair dell’Aquila, Vega della Lira e Deneb del Cigno. Dall’altra parte del cielo, a oriente, fa capolino il Toro con la rossa Aldebaran e le Pleiadi, teste di ponte delle costellazioni che domineranno il cielo invernale, mentre a sud spiccano i Pesci, l’Acquario, il Capricorno e il Sagittario che si avvia verso il tramonto. A nord, come di consueto, sono facilmente riconoscibili le costellazioni circumpolari che non sorgono e non tramontano: le due Orse, la “W” di Cassiopea, la “casetta” di Cefeo, il Grande Quadrato di Pegaso con accanto Andromeda con la celeberrima galassia spirale omonima M31, distante da noi 2,5 milioni di anni luce (un anno luce corrisponde a novemila miliardi e mezzo di chilometri), ha un diametro di circa 200.000 anni luce, contiene duecento miliardi di stelle, ed è l’unica visibile a occhio nudo, se osservata da località prive di inquinamento luminoso.

Concludiamo segnalando i due sciami meteorici che solcheranno il cielo di ottobre: sono le cosiddette “stelle cadenti” delle Draconidi, note anche come Giacobinidi, aventi il punto dal quale sembrano provenire tutte le scie (radiante) sito nella testa della costellazione del Dragone, visibili nelle ore serali tra l’8 e il 10 ottobre; le Orionidi, invece, sono visibili dal 2 ottobre al 7 novembre, ma il picco si verifica tra il 21 e il 22 ottobre. Lo sciame ha origine dal materiale lasciato dalla cometa di Halley e il suo radiante si trova nei pressi di Betelgeuse, la seconda stella più luminosa dopo Rigel della costellazione di Orione. Le meteore di questo sciame sfrecciano alla velocità di 250 mila chilometri orari con punte di 20 meteore all’ora durante il picco di attività.

GIUSEPPE SPERLINGA

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IN RICORDO DI LUIGI PRESTINENZA

IN RICORDO DI LUIGI PRESTINENZA

 Il quotidiano “La Sicilia” di oggi, venerdì 11 settembre 2020, pubblica la consueta rubrica mensile di divulgazione astronomica dedicata al cielo di settembre ideata e curata per oltre mezzo secolo dal giornalista-astrofilo Luigi Prestinenza, che firmava con lo pseudonimo “Scrutator”, moltissimi lettori del giornale lo ricordano ancora.

Prestinenza è scomparso il 4 settembre del 2012, all’età di 83 anni. Autentico maestro di giornalismo sportivo e scientifico, alla cui scuola si formarono bravi professionisti tuttora in attività, fu Caposervizio allo Sport del quotidiano “La Sicilia” di Catania, inviato speciale alle Olimpiadi e ai campionati europei e mondiali di calcio.

Ma Prestinenza fu, soprattutto, un uomo di Cultura, perché visse e si nutrì di Cultura che spaziava dal versante storico-artistico-letterario a quello scientifico e tecnologico, riconoscendo alla Scienza il ruolo di corrente di pensiero e polemizzando con coloro i quali sostenevano l’assurdo e insensato dualismo delle “due Culture”. Forte di una solida preparazione scientifica pur avendo seguito studi universitari storici e filosofici (superò tutte le materie con il massimo dei voti, tranne due con 29, ma non trovò mai il tempo di andare a discutere la tesi pronta!), divenne un brillante e preparatissimo giornalista scientifico, collaborò con l’inserto “Tuttoscienze” de “La Stampa” di Torino, le riviste di divulgazione astronomica “L’Astronomia” e “Le Stelle”, fondate dai suoi due carissimi amici Corrado Lamberti e la celebre astrofisica triestina Margherita Hack. Negli anni Novanta del secolo scorso ideò e curò la pagina di divulgazione scientifica a cadenza settimanale del quotidiano “La Sicilia”.

Prestinenza fu pure un fine scrittore, autore di due libri a carattere astronomico: “Marte tra storia e leggenda” (Utet) e “La scoperta dei pianeti” (Gremese), entrambi con la prefazione di Margherita Hack. Ne “La scoperta dei pianeti” mi ha coinvolto sia come critico revisore dei testi, sia come curatore di tre box specialistici e di approfondimento.

Fondò due associazioni aventi finalità divulgative in campo astronomico: il Gruppo astrofili catanesi (1977) e “Stelle e Ambiente” (2003). Divulgò l’Astronomia nelle scuole di ogni ordine e grado dell’intera Sicilia, andava ovunque l’invitassero presidi e professori, tenne migliaia di conferenze e seminari, partecipò a convegni in tutto il territorio nazionale, collaborò assiduamente con l’Osservatorio Astrofisico di Catania.

Fu nemico giurato di tutto ciò che è fondato su basi irrazionali e fantasiose, come l’Astrologia e l’Ufologia, che spacciano fandonie per verità rivelate.

Fu contrario alla politica culturale dell’effimero e si batté affinché la città di Catania si dotasse di due strutture culturali stabili fondamentali per la divulgazione scientifica: il Museo civico di Storia Naturale e il civico Planetario dotato di un Osservatorio astronomico. In questa dura lotta trentennale contro l’ignavia e l’incultura dei politici che hanno amministrato la città etnea, fu affiancato dagli indimenticabili professori Marcello La Greca e Salvatore Cucuzza Silvestri, oltre che da moltissimi altri docenti universitari e uomini di cultura, tra i quali chi scrive, ma i risultati, purtroppo, non giunsero mai e Catania, città capoluogo alle falde del maggior vulcano attivo europeo, l’Etna, continua a essere senza un museo vulcanologico, i pochi musei scientifici sono strutture universitarie sempre chiuse al pubblico e ai turisti nei giorni festivi e pressoché sconosciute.

Nonostante fosse impegnato su più fronti culturali, Prestinenza non smise mai di osservare il cielo sia dal suo piccolo osservatorio di Pedara (un casotto con tetto scorrevole all’interno del quale poteva disporre di due pregevoli telescopi con i quali non trascurava mai di osservare Marte, il pianeta rosso che albergò sempre nel suo cuore), sia – soprattutto negli ultimi tempi della sua vita – dal balcone di casa di via Eleonora d’Angiò.

Per il prezioso contributo alla crescita culturale di Catania, a Luigi Prestinenza andrebbero dedicate una strada o piazza cittadine e il riconoscimento della Laurea Honoris Causa alla memoria da parte dell’Università degli Studi di Catania.

Giuseppe Sperlinga

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LUNA, GIOVE E SATURNO: INCONTRO NEL CIELO DELL’EQUINOZIO

LUNA, GIOVE E SATURNO: INCONTRO NEL CIELO DELL’EQUINOZIO

Il 1° settembre s’inizia l’autunno meteorologico, mentre quello astronomico comincia il giorno dell’equinozio (dal latino aequinoctium=notte uguale), che quest’anno cade alle 15.31 (ora legale estiva) del 22, giorno in cui la Terra raggiunge il “punto omega o punto della Bilancia”, che è l’intersezione del piano dell’eclittica con quello dell’equatore celeste. Quel giorno, i raggi solari saranno allo zenit all’equatore, il Sole sorge esattamente a est e tramonta esattamente a ovest, il circolo d’illuminazione “taglierà” i due poli a metà, la durata del dì e della notte sarà uguale, senza tener conto della luce crepuscolare dell’alba e del tramonto, al Polo Nord s’inizierà una lunga notte che durerà sei mesi, mentre al Polo Sud avrà inizio un lungo giorno in cui il Sole non tramonterà rimanendo sopra l’orizzonte. Nel cielo fossile degli astrologi, il Sole continua entrare nel segno della Bilancia, anche se in realtà le cose non stanno più così, perché la nostra stella diurna il 16 settembre passa dalla costellazione del Leone a quella della Vergine. Ciò vuol dire che coloro i quali si ostinano a credere nelle fandonie ammannite quotidianamente dall’astrologia, seguiteranno a leggere l’oroscopo di un altro, ammesso che corpi celesti lontanissimi possano esercitare presunti influssi benigni o maligni sugli esseri umani. All’inizio del mese, le giornate durano 12 ore e 54 minuti (il Sole sorge alle 6,33 e tramonta alle 19,26). Il 30 settembre s’accorciano di un’ora e due minuti, perché il Sole sorge 21 minuti dopo e tramonta con 40 minuti di anticipo. La Luna sarà al plenilunio il 2, all’ultimo quarto il 10, novilunio il 17 e al primo quarto il 24.

L’elusivo pianeta Mercurio difficilmente si potrà osservare, perché si manterrà sempre basso sul piano dell’orizzonte occidentale. Il luminoso Venere splenderà nella seconda parte della notte, sarà “Lucifero” visibile all’alba nel cielo orientale. Il pianeta rosso Marte sarà osservabile anch’esso nel cielo orientale già in prima serata e per l’intera notte. I giganteschi Giove e Saturno domineranno il cielo meridionale nella prima parte della notte.  Urano e Nettuno, infine, saranno osservabili al telescopio per gran parte della notte, compaiono nel cielo orientale e si spostano verso sud. Queste le congiunzioni nel cielo di settembre: alle 22.30 del 5, verso est, la Luna in fase calante con Marte; il giorno dopo, alle 6, l’abbraccio tra i due corpi celesti sarà ancor più stretto e, alle 7.56, gli osservatori alla latitudine di Catania potranno assistere all’occultazione del pianeta rosso; alle 5 del 13, guardando sempre a est, Venere con il celebre ammasso stellare del Presepe o Mangiatoia o Alveare (M44), visibile anche a occhio nudo, fu il primo oggetto celeste osservato da Galileo col suo telescopio; il 14, stessa ora, la sottile falce di Luna calante con Venere; la sera del 18, i più tenaci osservatori potranno tentare di individuare il sottilissimo falcetto di Luna crescente con il minuscolo Mercurio; da non perdere, infine, alle 23 del 24 e del 25, la spettacolare congiunzione a tre della Luna al primo quarto con i luminosi Giove e Saturno.

Il cielo di settembre è ancora quello estivo, con le costellazioni dello Scorpione, Sagittario, Ofiuco ed Ercole più spostate verso ovest, dove si avviano a tramontare pure Boote con la luminosa Arturo e il Triangolo Estivo, ai vertici del quale vi sono le brillanti Vega della costellazione della Lira, Altair dell’Aquila e Deneb del Cigno. Dalla parte opposta, nel cielo orientale, fa capolino la debole costellazione dell’Ariete. Nel cielo meridionale vi sono le poco appariscenti costellazioni del Capricorno, dell’Acquario e dei Pesci: si tratta di raggruppamenti stellari molto estese, ma prive di stelle brillanti che ne rendono difficoltosa l’individuazione. Sopra i Pesci, spicca il Quadrato di Pegaso, un vertice del quale è occupato da una stella della costellazione di Andromeda, alla cui sinistra e in basso si mostra il Perseo riconoscibile per la sua forma a “Y” rovesciata. Dirigendo lo sguardo verso nord, troviamo le costellazioni circumpolari, quelle che non sorgono e non tramontano e ruotano attorno alla Stella Polare dell’Orsa Minore: l’inconfondibile “W” di Cassiopea con accanto la “casetta” del suo augusto sposo, Cefeo, e, a nord-ovest, il Gran Carro dell’Orsa Maggiore.

Concludiamo ricordando il giornalista-astrofilo Luigi Prestinenza, scomparso il 4 settembre del 2012, fondatore e curatore di questa rubrica di divulgazione astronomica oltre mezzo secolo fa.

GIUSEPPE SPERLINGA

 

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COMETA NEOWISE, PERSEIDI, TRIO PLANETARIO E TRIANGOLO ESTIVO BRILLANO NEL CIELO DI CIELO AGOSTO 2020

Il quotidiano La Sicilia di oggi, domenica 2 agosto 2020, pubblica il consueto appuntamento mensile con la divulgazione astronomica. La rubrica del cielo del mese fu ideata negli anni Sessanta del secolo scorso dall’indimenticabile giornalista-astrofilo Luigi Prestinenza, che curò fino al mese di agosto del 2012, vale a dire fino a un mese prima della sua scomparsa.
Lo ricordiamo sempre con stima, affetto e riconoscenza per essere stato un grande Maestro di Giornalismo, un Amico e un instancabile divulgatore della Scienza.
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COMETA NEOWISE, PERSEIDI, TRIO PLANETARIO E TRIANGOLO ESTIVO BRILLANO NEL CIELO DI CIELO AGOSTO 2020

Continua, in agosto, lo show celeste della cometa Neowise (C/2020 F3). Coloro i quali non avessero finora avuto la possibilità, potranno ammirare l’astro chiomato in condizioni ottimali fino alla metà di agosto. Dopo, infatti, la cometa s’abbasserà sempre di più sul piano dell’orizzonte fino a tuffarsi negli spazi siderali dai quali è venuta, la rivedranno i nostri posteri tra circa settemila anni. Per rintracciare la cometa occorre, anzitutto, trovare una postazione lontana dal riverbero delle luci di centri abitati e, dalle 21 alle 23, con l’ausilio di un binocolo (i telescopi non servono per osservare oggetti diffusi come le comete) guardare in direzione Nord-Ovest, dove, nella prima decade del mese, la cometa transiterà nella plaga di cielo posta sotto il Gran Carro dell’Orsa Maggiore e la costellazione del Boote. Nella notte di San Lorenzo, si troverà proprio al di sotto della luminosa Arturo, la stella più luminosa di quest’ultima costellazione dalla caratteristica forma di aquilone, a un’altezza di una decina di gradi sul piano dell’orizzonte (ideali tutti i siti del versante Sud-Occidentale dell’Etna, purché privi di ostacoli visivi).

Dopo aver ammirato la cometa Neowise con la sua doppia coda di ioni (azzurrina) e di polvere (giallastra), approfittatene per tentare di riconoscere sia le costellazioni circumpolari sia quelle che dominano i cieli estivi.  A Nord-Ovest, come già detto, sempre più bassa è facilmente riconoscibile l’Orsa Maggiore con il Gran Carro e, dalla parte opposta si nota la coppia regale formata dal re Cefeo a forma di casetta e dalla vanitosa regina Cassiopea a forma di “W”. Tirando una linea immaginaria tra le stelle che formano le ruote posteriori del Gran Carro e seguendola per cinque volte la loro distanza si arriva in prossimità della Stella Polare del Piccolo Carro dell’Orsa Minore. Sotto Cassiopea, vedremo sorgere la costellazione del Perseo, dove vi è il radiante delle Perseidi, lo sciame meteorico della notte tra il 12-13 agosto. Con un buon binocolo (è visibile anche a occhio nudo), tra Cassiopea e Perseo, è individuabile il famoso Doppio Ammasso (Xi e Chi Persei) del Perseo formato da due ammassi stellari aperti di rara bellezza. Spostando lo sguardo un po’ più verso oriente, vedremo la costellazione di Andromeda (con la sua celeberrima omonima galassia), della quale una stella entra a far parte del Quadrato di Pegaso, il cavallo alato nato dal sangue della Medusa decapitata da Perseo. Ma, a dominare il cielo di agosto, allo zenit, è ancora il Triangolo Estivo, i cui vertici sono formati dalle stelle Vega della Lira, Deneb del Cigno e Altair dell’Aquila. Il cielo meridionale è, invece, popolato dalle costellazioni del Sagittario con le nebulose Laguna e Trifida e dello Scorpione con il suo “cuore rosso”, la brillante stella Antares. Sopra lo Scorpione, vi è l’Ofiuco, la famosa tredicesima costellazione zodiacale pervicacemente ignorata negli oroscopi ammanniti da sedicenti maghi a beneficio dei creduloni.

Rapido excursus planetario. Mercurio sarà visibile con difficoltà all’alba fino al 12, lo rivedremo al tramonto a fine mese. Venere sarà Lucifero, la stella del mattino, visibile a oriente tre ore prima dell’alba. Nel cielo orientale, intorno alla mezzanotte, ci sarà pure Marte, tra le stelline dei Pesci.

Il gigantesco Giove, luminoso, appare dopo il tramonto nell’orizzonte sud-occidentale, culmina a sud ed è osservabile per l’intera notte tra le stelle della costellazione del Sagittario. Il pianeta degli anelli, Saturno presenta le stesse condizioni di visibilità di Giove. Urano, come il pianeta rosso, sorge intorno alla mezzanotte ed è rintracciabile sull’orizzonte orientale dove è possibile osservarlo con un buon telescopio nella seconda parte della notte. Nettuno, infine, è osservabile dopo il tramonto a Sud-Est e, verso la mezzanotte, nel cielo meridionale, naturalmente con l’ausilio del telescopio.

GIUSEPPE SPERLINGA

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NEOWISE, LA COMETA DELL’ESTATE

ECCO NEOWISE, LA SORPRENDENTE COMETA DELL’ESTATE

Dopo le amare delusioni per la misera fine delle comete Atlas e Swan, disintegratesi dopo aver raggiunto il perielio, una è riuscita a superare indenne l’incontro ravvicinato con il Sole e da qualche giorno è l’oggetto più fotografato del cielo di luglio: è Neowise, scoperta mentre infuriava nel mondo la pandemia del Covid, il 27 marzo scorso, dal telescopio spaziale della Nasa “Neowise” (acronimo di Near Earth object wide-field infrared survey explorer) e catalogata con la sigla “C/2020 F3” (ricordiamo che la lettera “C” vuol dire che è una cometa non periodica o a lungo periodo; “2020” è l’anno della scoperta; la lettera “F” indica che è stata scoperta nella seconda metà del mese di marzo; il numero “3” significa che è la terza cometa scoperta in questo caso dal telescopio spaziale di cui porta il nome).

Le riprese degli astrofotografi siciliani Dario Giannobile e Franco Traviglia sono suggestive e di incomparabile bellezza. Giannobile è riuscito a immortalare l’astro chiomato mentre solca il cielo sopra l’isolotto di Isola delle Femmine, nel Palermitano. “Non è stato facile – scrive sul suo profilo facebook – Ho cercato diversi allineamenti e diverse soluzioni nel tentativo di offrire al mondo dell’astrofotografia uno sguardo originale. Alla fine ho trovato un luogo meraviglioso: l’Isola delle Femmine, in provincia di Palermo. Appena arrivato sul luogo ho piazzato la macchina fotografica nella speranza di non avere sbagliato i calcoli. Uno strato di nuvole basse all’orizzonte mi ha impedito di vedere sorgere la cometa dal mare, ma poco dopo si è alzata in alto nel cielo, uno spettacolo che non vedevo da circa 20 anni! Lo scatto non è stato da meno! Bellissimi colori, l’isolotto ripreso in lontananza, diverse sfumature sia nel cielo che nel mare… e lì, in alto, la cometa si mostra come protagonista con la sua meravigliosa coda”. Franco Traviglia, invece, è riuscito a riprendere la cometa, con in basso le luci diffuse della città di Catania, dalla contrada Salto di Primavera, nei pressi dell’Osservatorio astronomico di Scordia.

Neowise ha raggiunto il perielio lo scorso 3 luglio e, per fortuna, il suo nucleo non si è frammentato come è accaduto alla Swan e alla Atlas, da allora si sta allontanando sempre più dal Sole. Ciò vuol dire che sarà possibile vederla sia a occhio nudo sia con piccoli binocoli e telescopi, distinguere la coda di polveri colore giallastro dovuto alla riflessione della luce solare. Dove cercarla in cielo? Fino al 10 luglio, è preferibile osservarla prima dell’alba, verso le 4 del mattino, molto bassa sull’orizzonte nord-orientale: scelto come punto di riferimento il luminosissimo pianeta Venere, poi bisognerà spostare lo sguardo verso nord, rintracciare la costellazione dell’Auriga e, più in basso della brillante Capella si potrà scorgere Neowise. Nei giorni successivi, fino ai primi di agosto, la troveremo, sempre bassa, sull’orizzonte nord-occidentale, nelle ore serali, dalle 21 a mezzanotte. Il dott. Piero Massimino, dell’Inaf Osservatorio astrofisico di Catania, ci informa che nella seconda metà di luglio, alla latitudine del capoluogo etneo, da una postazione priva di ostacoli visivi, si potrà individuare la cometa in direzione nord-occidentale, dove, la sera del 30 luglio raggiungerà la massima altezza di poco più di 15 gradi sul piano dell’orizzonte e sarà individuabile tra la stella Arturo del Boote e l’Orsa Maggiore. Poi, in agosto, l’astro chiomato tornerà ad abbassarsi, perché è in fase di allontanamento dal Sole e ciò comporterà un notevole calo della sua luminosità fino a quando non sarà più possibile vederla a occhio nudo.

Per godere di questo suggestivo spettacole celeste offerto dal cielo di luglio è sufficiente dotarsi di un binocolo ben fissato su di un treppiede. Agli amatori dell’astrofotografia, Franco Traviglia suggerisce di utilizzare una reflex cui dare un minuto di esposizione. Buona visione, lo spettacolo è da non perdere ed è gratuito, offre la Natura.

GIUSEPPE SPERLINGA

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DOMINA IL TRIANGOLO ESTIVO NEL CIELO DI LUGLIO

Il quotidiano La Sicilia di oggi, mercoledì 1 luglio 2020, dedica ampio spazio alla divulgazione astronomica con l’articolo a firma di chi scrive sul cielo di luglio, impreziosito dalla suggestiva foto di Dario Giannobile che ritrae i ruderi del Castello di Gresti, in territorio di Aidone, sovrastati dalla Via Lattea, la nostra Galassia.

IL TRIANGOLO ESTIVO NEL CIELO DI LUGLIO 2020
Le brevi notti estive offrono il vantaggio di fruire di cieli sereni per ammirare le costellazioni tipiche della bella stagione, i pianeti Marte, Giove e Saturno, la Luna, la Via Lattea (nella bella foto di Dario Giannobile, la vediamo stagliarsi sopra il castello di Gresti, in territorio di Aidone) e andare alla ricerca delle prime stelle cadenti d’estate per esprimere desideri. Il cielo delle calde nottate di luglio è dominato dal celebre asterismo del “Triangolo estivo”, ai vertici del quale vi sono le stelle più luminose delle costellazioni del Cigno, Aquila e Lira, vale a dire la supergigante azzurra Deneb e le stelle bianco-azzurre Altair e Vega. Unendo idealmente questi tre astri, si ottiene un triangolo isoscele facilmente riconoscibile in cielo, con Vega quasi allo zenit, sullo sfondo del quale si vede la Via Lattea con la cosiddetta “Fenditura del Cigno”, una zona ricca di oggetti del profondo cielo. Con l’ausilio di un buon binocolo o un telescopio, infatti, tra Vega e Altair, è possibile individuare la brillante Nebulosa Manubrio o Dumbbell, riconoscibile per la sua curiosa forma a clessidra, una nebulosa planetaria a 1.350 anni luce da noi. Un’altra celebre nebulosa planetaria è la Nebulosa Anello, dista da noi 2.000 anni luce e si trova nella costellazione della Lira. Nel Cigno, nei pressi di Deneb, possiamo rintracciare la Nebulosa Nord America, una bella nebulosa a emissione la cui forma ricorda appunto quella del continente nordamericano.
Spostando lo sguardo a nord-est, più in alto della croce formata dalle stelle del Cigno, è facilmente individuabile la coppia regale del cielo settentrionale formata dalla casetta di Cefeo e dalla “W” di Cassiopea. Dalla parte opposta, a nord-ovest, spicca il Gran Carro dell’Orsa Maggiore e, a metà strada tra questa e Cassiopea, vi sono i Sette Buoi (i Septem Triones, da cui deriva “settentrione”) del Piccolo Carro dell’Orsa Minore con la Polare. Sono, queste, le cosiddette costellazioni circumpolari perché non sorgono e non tramontano mai, cambiano soltanto la loro posizione nel cielo nel corso delle stagioni. Nell’orizzonte occidentale, sono ormai prossime al tramonto il Leone, la Vergine e la Bilancia, cui seguiranno, dopo l’estate, lo Scorpione e l’Ofiuco (la tredicesima costellazione zodiacale ignorata dagli astrologi quando ammanniscono i loro oroscopi a beneficio dei creduloni). Nel cielo orientale, invece, fanno capolino Andromeda e Pegaso con il suo famoso Grande Quadrato, un quadrilatero formato da tre stelle della costellazione del cavallo alato nato dal sangue della gorgone Medusa decapitata da Perseo, mentre il quarto astro fa parte della costellazione di Andromeda. Le quattro stelle del Quadrato di Pegaso insieme con le due più luminose di Andromeda e alla stella binaria ad eclisse Algol di Perseo formano un esteso asterismo somigliante al Gran Carro dell’Orsa Maggiore. Nel cielo meridionale, domina la costellazione del Sagittario, pronto a scoccare una delle sue sagitte per trafiggere lo Scorpione, l’uccisore del grande cacciatore Orione. È una zona di cielo ricca di nebulose, tra le quali spiccano la nebulosa diffusa Laguna e la nebulosa a emissione Trifida.
Il 5 luglio ci sarà la terza eclissi lunare di penombra di quest’anno. Il contatto della Luna col nostro cono di penombra sarà alle ore 5.07, con l’argenteo satellite molto basso sull’orizzonte, la fase massima avverrà alle 6.30, ma sarà invisibile alla nostra latitudine.
Non deluderà le attese, invece, lo spettacolo dello sciame meteorico delle Sud Delta Aquaridi, nella notte tra il 27 e il 28 luglio. Sono le prime stelle cadenti dell’estate che precedono quelle più famose delle Perseidi del 12-13 agosto, a tutti note col nome di “lacrime di San Lorenzo”. Queste meteore sono i detriti lasciati dalla cometa “96P Machholz”, che la Terra periodicamente intercetta e che, attraversando l’atmosfera bruciano dando luogo allo spettacolo pirotecnico celeste delle “stelle cadenti”, con circa una ventina di meteore ogni ora. In realtà, le Sud Delta Aquaridi si rendono visibili tutte le sere a partire dal 12 luglio fino al 19 agosto, guardando in direzione del loro radiante che si trova della costellazione dell’Acquario.
Il 4 luglio, alle 14, la Terra si trova all’afelio, cioè a 152.095.289 km dal Sole, che il 20 passa dalla costellazione dei Gemelli a quella del Cancro. Il minuscolo Mercurio sarà osservabile dal 15 prima dell’alba sull’orizzonte orientale. Venere lo potremo cercare a est un paio d’ore prima che sorga il Sole (da non perdere la congiunzione del 12 luglio con Aldebaran, l’occhio rosso del Toro). Marte, Giove e Saturno brilleranno per tutta la notte nel cielo orientale, con i due giganti gassosi nella costellazione del Sagittario. Urano e Nettuno saranno visibili nella seconda parte della notte, anch’essi a oriente. Per concludere, lo spettacolare appuntamento della Luna con Giove e Saturno nella notte tra il 5 e il 6 luglio e la congiunzione Luna-Marte nella notte dell’11-12 luglio.
GIUSEPPE SPERLINGA

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IL CIELO DI GIUGNO 2020

NEL CIELO DI GIUGNO BRILLA LO SCORPIONE

DUE ECLISSI, IL SOLSTIZIO ESTIVO E LE CONGIUNZIONI LUNA-PIANETI

Due eclissi, una lunare di penombra (il 5) e una anulare di Sole (il 21, visibile solo nel Centro-Sud e per giunta sarà parziale); il solstizio d’estate (il 20); alcune belle congiunzioni tra la Luna e i pianeti: ecco cosa ci riserva il cielo di giugno

Per saperne di più sulle due eclissi, come di consueto, ci siamo rivolti al dott. Piero Massimino, dell’Inaf-Osservatorio Astrofisico di Catania, il quale ci ha fornito i seguenti dati in ora locale per un osservatore posto alla latitudine di Catania. Cominciamo con l’eclissi penombrale di Luna del 5 giugno: inizio ore 19.46, con la Luna molto bassa sull’orizzonte; massimo dell’eclissi alle 21.25 (altezza 11°22’, azimut SE 129°42’, magnitudine penombra 0,56); fine del fenomeno alle ore 23.04 con l’argenteo satellite terrestre a 24° di altezza. Un’eclissi penombrale di Luna si verifica quando il nostro pianeta si trova sulla stessa retta fra il Sole e la Luna, con i tre corpi celesti allineati perché la Luna occupa uno dei due punti di intersezione dei piani orbitali terrestre e lunare, i cosiddetti “nodi”. La Luna, dunque, è in fase di plenilunio. Durante una eclissi di questo tipo, il nostro satellite naturale attraversa uno dei due coni che la Terra proietta nello spazio, quello di penombra, che è più esterno del cono d’ombra. È un fenomeno poco appariscente rispetto alle eclissi totali o parziali di Luna, che invece si verificano quando il satellite s’immerge in tutto o in parte nel cono d’ombra della Terra. Si avrà, infatti, soltanto un impercettibile abbassamento della luce lunare, il disco lunare apparirà leggermente ombrato, come una velatura provocata da masse nuvolose diffuse. Pur non essendo uno spettacolo non paragonabile all’eclissi totale, non mancherà di incuriosire chi ama scrutare il cielo. Quella del 5 giugno sarà la seconda eclissi penombrale di Luna di quest’anno (la prima si è verificata lo scorso 10 gennaio), poi ce ne saranno altre due, il 5 luglio (alle 6.30 del mattino) e il 30 novembre, quest’ultima, però, non sarà visibile dall’Italia.

Vediamo adesso i dati in ora locale per l’eclissi anulare di Sole (sarà parziale per l’Italia meridionale) del 21 giugno, relativi sempre a un osservatore posto a Catania, fornitici dal dott. Massimino: primo contatto alle ore 6.55, altezza 12.9°, azimut 70.2°; fase centrale alle 7.26, altezza 18.6°, azimut 74.3° (magnitudine 0.125); ultimo contatto alle 7.57. altezza 24.7°, azimut 78.5°. Si tratta di una spettacolare eclissi solare anulare, la quale differisce dall’eclissi totale poiché la Luna non oscurerà completamente il disco solare, dal momento che il nostro unico satellite naturale si troverà contemporaneamente sia nel nodo sia alla massima distanza dalla Terra (apogeo), di conseguenza il Sole non risulterà del tutto eclissato, ma sarà oscurato solo nella parte centrale, che sarà circondata da un autentico anello di fuoco. La fase anulare sarà visibile in Africa, Arabia Saudita, India, Cina e Oceano Pacifico. L’ultima eclissi anulare di Sole si era verificata il 26 dicembre dell’anno scorso e la poterono ammirare in Indonesia e nel Pacifico. In Sicilia, per godere dello spettacolo di una eclissi di Sole dovremo aspettare il 12 agosto 2026, ma soprattutto il 2 agosto del 2027, quando si verificherà quella che tutti definiscono “l’evento astronomico del millennio”, perché l’eclissi, quel giorno, interesserà tutto il Mediterraneo e sarà totale a Lampedusa (i turisti arriveranno a frotte) e del 98% in Sicilia. Non è superfluo ricordare che per osservare in sicurezza le eclissi di Sole occorre proteggere gli occhi senza far ricorso a soluzioni fai da te tipo lastre di vetro affumicate o code di vecchie pellicole, il rischio di danneggiare la retina non va sottovalutato, pena la cecità nei casi più gravi. Occorre prendere le giuste precauzioni utilizzando gli appositi occhialini oppure vetri da saldatore con protezione 14. Se si utilizzano telescopi, binocoli e fotocamere occorre schermarli con un filtro chiamato “Mylar”, in vendita nei negozi di ottica specializzati in strumenti astronomici, che consiste in un foglio composto da due sottili strati di plastica separati da un foglietto di alluminio. In ogni caso, mai osservare l’eclissi solare totale o parziale che sia a occhio nudo o, peggio, attraverso un telescopio o binocolo.

Quest’anno, il solstizio estivo cade alle 23.44 del 20 giugno. Sarà il giorno col dì più lungo e la notte più corta dell’anno (a Catania, il dì dura 14 ore e 31 minuti, cui bisogna aggiungere la luce crepuscolare dell’alba e del tramonto), a mezzogiorno il Sole raggiunge la massima altezza sul piano dell’orizzonte, che ovviamente varia a seconda della latitudine: 68° a Milano, 71,5° a Roma, A Milano l’altezza massima è 68° (3° 30′ più basso rispetto a Roma), a Catania è di 75°56’, i raggi solari saranno allo zenit su tutte le località che si trovano sul Tropico del Cancro (la cui denominazione dovrebbe essere mutata in “Tropico dei Gemelli” visto che, a causa della precessione degli equinozi, il Sole solstiziale si trova proiettato nella costellazione dei due Dioscuri), il circolo di illuminazione includerà interamente l’Artico, dove il Sole non sorgerà né tramonterà, ed escluderà l’Antartide.

Rapido sguardo ai pianeti. Mercurio è individuabile molto basso nel cielo occidentale, dove tramonta un’ora e tre quarti dopo il Sole agli inizi del mese (il 4 sarà a 23°36’ che è la massima distanza angolare dal Sole). Venere nei primi giorni del mese sarà inosservabile, ma nella seconda parte del mese sarà Lucifero, l’astro più brillante del mattino che precede di un paio di ore il sorgere del Sole. Il pianeta rosso Marte continua a essere visibile nella seconda parte della notte, a Sud-Est.  Il gigantesco Giove sarà sempre più basso sull’orizzonte sud-orientale sin dalla mezzanotte. Il vero Signore degli anelli, Saturno, sorge un po’ più tardi di Giove. Urano è osservabile a oriente prima che sorga il Sole. Nettuno, infine, è osservabile a Sud-Est, nella seconda parte della notte. Verso la mezzanotte tra l’8 e il 9, nel cielo sud-orientale, spiccherà in cielo un tris d’astri spettacolare formato dalla Luna e da Giove e Saturno. Per i nottambuli segnaliamo la congiunzione tra la Luna e Marte nella seconda parte della notte tra il 12 e il 13 giugno e per chi ama alzarsi presto quella tra l’argenteo satellite terrestre e Venere prima dell’alba del 19 giugno.

Nella tarda serata, nel cielo sud-orientale, domina lo Scorpione, una delle poche costellazioni zodiacali la cui silhouette è verosimile all’animale cui si riferisce, con le tre stelle a destra che rappresentano le chele protese dell’aracnide, il cui cuore è rappresentato dall’inconfondibile luminosa supergigante rossa Antares. Poi vi sono le altre stelle che formano il resto del corpo, con la lunga coda all’estremità della quale vi è Shaula, che in arabo significa pungiglione, aculeo, una stella tripla che occupa il ventiquattresimo posto tra gli astri più luminosi della volta celeste.

GIUSEPPE SPERLINGA

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